Doveva essere una festa e, per buona parte del pomeriggio, lo è stata. Piazza Farnese, bandiere del Pd, palco per festeggiare lo storico 43% del partito a Roma nelle Europee. Ci sono quasi tutti i parlamentari neoeletti a Bruxelles, c’è David Sassoli (206 mila preferenze, secondo più votato) che sorride e stringe mani, Enrico Gasbarra che saluta, Silvia Costa, Simona Bonafé, c’è un pezzo del Pci-Pds-Ds che fu (da Pietro Folena a Ugo Sposetti, da Walter Tocci a Piero Badaloni), le nuove leve renziane e non (da Luciano Nobili a Michela Di Biase, da Marianna Madia a Francesco D’Ausilio), qualche «pezzo» della Regione (il capo di gabinetto di Zingaretti Maurizio Venafro; l’assessore ai Trasporti Michele Civita). E poi esponenti della giunta comunale (Estella Marino, Marta Leonori, Paolo Masini, più l’ex Flavia Barca), dello staff del sindaco (Silvia Decina, Mattia Stella), della maggioranza capitolina (il capogruppo della Civica Marino Luca Giansanti), la coppia Esterino Montino-Monica Cirinnà. Mancavano sindaco e governatore, Marino e Zingaretti.
In piazza c’è anche Goffredo Bettini, (nella foto a Rieti con Ventura e Melilli) per anni «guru» del centrosinistra romano che, nonostante il buon risultato raggiunto (90 mila preferenze nel collegio, quarto dei più votati, il quinto a Roma), è particolarmente nervoso. E così, quando ormai il comizio è finito, la gente cominciava a sfollare, Bettini ha deciso di “regolare” i suoi conti. Prima si è avvicinato a Fabio Melilli, segretario regionale, reatino, ex presidente della Provincia di Rieti, rimproverandolo a brutto muso: “A Rieti non sono usciti fuori i voti. Ho fatto dimettere Sbardella, pensa se mi fa paura uno come te…”.
Cioè lo “squalo” della Dc anni ‘80. Traduzione per i non addetti ai lavori: in quella provincia, Gasbarra (originario della zona) ha preso più preferenze di Bettini (3.626 contro 1.940), «triplicandolo» in città con 1.216 a 460. Basta? Non basta. Bettini, fuori di sé dalla rabbia, sotto al palco, vicino ad una delle fontane della piazza, vede Fabrizio Panecaldo e anche lì parte all’attacco: “Perché non mi hai fatto votare? Mi hai fatto perdere”. Sottinteso: il derby con Gasbarra. Sul momento sembrava uno scherzo: Panecaldo è nel gruppo Renzi del ticket Bonafé-Gasbarra e a luglio rimase fuori dalla giunta del Campidoglio «in omaggio» all’ingresso in parlamento di Marco Di Stefano (dopo le dimissioni della Leonori, cooptata da Marino). Ma Bettini non scherzava: spintone a Panecaldo e rissa sfiorata. Tanto che qualcuno, alla fine, la buttava sull’ironia: “E pensa che abbiamo vinto… Se perdevamo che succedeva?”.
Dal CORRIERE DELLA SERA Politica di Roma.