4 miilioni di euro di evasione contributiva a danno dei lavoratori precari della Sanità reatina e dell’erario pubblico, cioè di tutti noi cittadini contribuenti. All’agenzia interinaria non bastava il lauto “ristoro” extra busta paga elargito dalla ASL Rieti per le centinaia di operatori forniti, si è perciò deciso di trattenere anche una parte dei contributi dovuti (come da notizia riportata dai giornali).
Così, ad esempio, 2 anni fa, la ASL di Rieti fece un bando di concorso per assumere 55 ausiliari attraverso l’ufficio di collocamento. I criteri erano noti e trasparenti: disoccupazione, incapienza economica, famiglie numerose, figli disabili, ecc. Fatta la graduatoria con nome e cognome delle persone che dovevano essere assunte, si blocca tutto: la Regione Lazio pone ostacoli e chiede alla ASL di specificare i motivi delle assunzioni chieste. La ASL, per tutta risposta, cambia rotta ed assume alcune decine di “interinali” al posto dei titolari della graduatoria stilata dall’Ufficio di Collocamento reatino. Dentro questo gruppo di interinali assunti rimangono escluse persone in graduatoria, tra cui ad esempio un padre di famiglia con cinque figli a carico. A nulla valsero proteste, occupazioni, manifestazioni e denunzie pubbliche.
Ci hanno sempre detto che non si può fare a meno di mandare avanti i Servizi Sanitari con il personale precario perché, in tempo di crisi, occorre risparmiare. Si ritiene inoltre che il lavoratore a carico del privato è più efficiente di quello di un operatore pubblico… e così via…
NOI NON SIAMO DACCORDO. Un lavoratore ben controllato è sempre più efficiente, che lavori nel pubblico o nel privato, mentre le esternalizzazioni dei servizi vengono finanziate dal pubblico e non privatamente e ciò dimostra che dei soldi da investire ci sono, al contrario di quello che ci viene detto. Un operatore precario, inoltre, costa mediamente il 10% in più di un operatore assunto con regolare concorso ed a tempo indeterminato.
Oggi, nei reparti di degenza presso l’ospedale di Rieti vi sono infermieri e medici che lavorano ininterrottamente da più di 8 anni. Persone che vivono ogni scadenza di conferma con angoscia e rabbia per l’evidente discriminazione verso i loro colleghi.
Un lavoro precario consente meno diritti sociali. Ad esempio è difficile che una banca accordi un mutuo per l’acquisto di una casa. Coloro che hanno potuto, tramite un regolare concorso, si sono licenziati per andare a lavorare in ASL di altre regioni dove era possibile un lavoro stabile; si perdono così professionalità ed esperienze locali fondamentali per l’azienda sanitaria e la sua crescita. Nel tempo, infatti, è difficile motivare ed investire su un lavoratore precario: formazione ed aggiornamento sono a carico del lavoratore, così come malattia e ferie.
Come mai, allora, se non si risparmia affatto, ancora oggi si assume mettendo i costi dei lavoratori precari, non più nel capitolo del “personale”, ma tra i “beni e servizi” ? (Praticamente alla stregua di lenzuola, piatti e bicchieri !)
Nessun politico lo dirà mai, neppure sotto tortura, ma tutti sanno che attraverso la porta girevole del precariato si realizzano affari d’oro, clientele e carriere politiche.
Chi vince l’appalto, se è onesto fa un affare privato, se disonesto gonfia le cifre, omette pagamenti, incassando, ad esempio per un ausiliario, 17 euro lorde l’ora ed erogandone, a lui/lei, meno di 7 puliti !
Per affaristi e traffichini è una vera e propria “manna dal cielo”. Ciò che era difficile tramite un regolare concorso, diventa facile con un appalto: tutti trasversalmente d’accordo si spartiscono la torta inviando le “raccomandazioni” alle varie agenzie, con un ritorno garantito anche in termini elettorali, politici e finanziari per tutti i coinvolti.
Poi ci sono i “danni collaterali”: qualità del lavoro scadente, lavoratori arrabbiati e depressi, Servizi pubblici che non funzionano, fiducia nel sistema sempre più in caduta libera !
Una volta per tutte vogliamo ribadire che è sbagliato risparmiare nei Servizi Pubblici, tagliando gli stessi Servizi necessari o scaricandone i costi su chi ci lavora. Che per garantire la qualità dei Servizi occorre rendere trasparente il sistema con l’accesso diretto agli atti da parte di qualsiasi cittadino. Che al giorno d’oggi è più importante dare lavoro a molte persone, garantendone diritti e futuro in modo che la loro stabilità possa creare basi sicure sulle quali riavviare l’economia dei comuni.
Qualcuno, oggi al potere alla Regione Lazio, durante la campagna elettorale del 2013, promise di abolire il precariato. Oggi siamo punto a capo. Ma noi non dimentichiamo !
Il coordinamento “Graduatoria ausiliari Asl Rieti”, appoggiato da Cittadinanzattiva Rieti e Tribunale per i Diritti del Malato Rieti, si fa promotore di questa protesta come già fatto in passato e ribadisce il suo impegno nella lotta alla precarietà e, in particolare, alle scelte imposte dalla regione Lazio all’azienda sanitaria reatina chiedendo per l’ennesima volta che le graduatorie vengano rispettate e i diritti dei lavoratori siano tutelati (specialmente di quelli più vulnerabili).