Per una democrazia informata e partecipata

Il 25 aprile e il primo maggio. Queste date non sono solo giorni di vacanza, ma soprattutto sono ricorrenze per fare un bilancio sulla storia della nostra vita democratica delle nostre comunità e cercare di pensare e formulare nuove forme democratiche di partecipazione.
La crisi economica e la sua sottovalutazione da parte di una classe politica mediocre, debole e fallimentare ha causato tanti danni e spostato indietro l’orologio democratico e l’ampiezza delle nostre libertà. Questo impone a ciascuno di noi una riflessione profonda sullo sconvolgimento dei valori collettivi all’interno delle nostre comunità .
Soprattutto è necessaria una ridefinizione della parola “ Democrazia” e il ruolo di ciascuno di noi come esseri umani e cittadini.
L’ economia “ Mondo” e alcuni sistemi economici anche se lontani geograficamente, producono effetti quasi istantanei sull’ambiente, sull’architettura delle città, nelle campagne, sulle carni vive delle persone in termini di salute, felicità e fiducia nel futuro, anche in comunità piccole e isolate come la nostra.
Progetti, sistemi democratici idealmente perfetti, sono diventati lenti , autoreferenziali lontani, sospesi come in un’emozione zen, sempre sfuggenti.
Anche le migliori idee di cittadini e professionisti, preparati e coraggiosi, spinti da una scia di entusiasmi e forza giovanile, se non passano il vaglio dei mercati e della sostenibilità, non solo economica , non si realizzano.
Tutti i giorni assistiamo, stretti dalla morsa dei vincoli di bilancio e austerity alla chiusura di luoghi di lavoro, macchinari e fabbriche. C’è il rischio che in una sola generazione possano sparire culture e modi di vivere storici. Questo fenomeno va avanti da tempo ormai e procede inesorabile avvolto da un oblio assordante di notizie , comunicati , freddi dati statistici e tagli lineari.
Se non si agisce subito interi paesaggi scompariranno.
Anche Rieti sta mutando, e una città piccola come la nostra mostra ferite e grida più forte questi cambiamenti, soprattutto, mostra come sia indissolubile il legame tra la parola “ Democrazia “ e le parole crescita, sviluppo , fiducia e futuro. Ecco che il coraggio di vivere e la responsabilità di uomini e donne ci impone di percorrere nuovi strade democratiche, e mettere in discussione verità prestabilite e sistemi collaudati. Molti avvertono la necessità di agire e ripartire subito dai problemi più impellenti. La salute, la scuola, salvare i posti di lavoro. Anche la forte partecipazione alle consulte cittadine è una risposta alla necessità di ripensare il significato della parola democrazia.
La democrazia contemporanea deve essere una democrazia attualizzata, più informata, più partecipata nelle decisioni e nelle responsabilità, una democrazia dialogante, non più asimmetrica e delegante che molti partiti politici di fatto stanno ancora realizzando.
Il tempo di internet impone una democrazia diversa, formata da “ cluster” piccoli e grandi di persone e organizzazioni agili e flessibili, che possano intervenire nei processi decisionali e collaborino con chi decide e chi esegue . Non basta modificare la Costituzione ma riconoscere e implementare le grandi innovazioni poco applicate come l’articolo 118 della Costituzione italiana, che ha introdotto all’ultimo comma il principio di sussidiarietà orizzontale e che recita. “ Stato, Regioni, Città metropolitane, Province, Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.”
Creare un sistema cluster democratico di persone che si aggregano in una situazione e modalità di ” brainstorming “ che vaglino bisogni, idee e soprattutto , producano soluzioni condivise e veloci da realizzare. In una prospettiva breve e di media gittata, bisogna tracciare percorsi brevi, con obiettivi facilmente individuabili, circoscritti. Se saremo in grado di risolvere i problemi di tutti i giorni facendo e realizzando lavoro e sviluppo, rifonderemo valori, nuovi standard di vita non rinunciabili, nuovi linguaggi architettonici e soprattutto ci riapproprieremo del ruolo di cittadino attivo come mediatore sociale, politico economico.
Infine, ricordando, comprendendo e far comprendere che in democrazia, parafrasando Mazzini, “ Ogni diritto è frutto di un dovere compiuto “ e che nessuno può esimersi dai “ doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. ( Art. 2 Cost) ma soprattutto “ i diritti senza i doveri sono odiosi privilegi” e i “ Doveri senza diritti sono un’inaccettabile forma di schiavitù “ che troppe persone oggi devono sopportare.