“Spiace leggere stamattina (13 gennaio) sul Fatto Quotidiano che uno dei nostri rappresentanti, quell’onorevole Paolo Trancassini che si fa vanto di portare a Roma le istanze del territorio, è ridotto giornalisticamente a “oste” di Giorgia Meloni, e al centro di una questione non proprio edificante.
Il ristoratore Trancassini, che è anche Questore anziano della Camera dei Deputati, ha infatti avviato la creazione di una società cosiddetta “in house”, attraverso la quale internalizzare tutti i servizi di Montecitorio, fino ad ora affidati a varie ditte esterne. C’è un problema: questo giochino, che senz’altro ha il pregio di fare ordine in una giungla di appalti e di alzare (di poco) lo stipendio degli addetti, ha costi tutti da definire per la collettività.
Sicuramente molto alti, in ogni caso, perché mettere in piedi questo carrozzone significa assumere una vasta schiera di dirigenti e di personale amministrativo; dirigenti che a quel punto, per inciso, avranno il potere di far entrare a proprio piacimento addetti ai servizi dentro un’azienda a controllo pubblico. Non vi sfuggirà la logica politico-clientelare della faccenda. La nascita di questa struttura, che si chiamerà ServCo, Trancassini ce l’ha davvero a cuore.
Tanto da non aver coinvolto né l’Avvocatura dello Stato, e forse era il caso dal momento che mai prima d’ora un organo costituzionale aveva creato una società in house, né la Corte dei Conti, ma solo un’azienda privata, la Ernst&Young, che in un rapporto “confidenziale” ha consigliato alla Camera di tenere pronta all’uso una riserva gestionale non inferiore ai 400mila euro per il primo anno. Dunque un salto nel buio a tutti gli effetti. Lo stesso Trancassini, in pagina, è citato anche per un’altra questione: l’appalto senza gara affidato a Coldiretti per l’acquisto di prodotti destinati al ristorante della Camera. Una faccenda della quale ancora si sa poco, ma che ha già l’aria di attirare su di sé l’interesse dei media nei prossimi giorni. Chissà se prima o poi riusciremo a finire sulle cronache nazionali anche per qualcosa di buono. Inteso in senso politico, non culinario”.
Così nella nota Gabriele Bizzoca, T’Immagini