Carissimi fedeli e giovani della diocesi di Rieti, uomini e donne di buona volontà, permettetemi di entrare nelle vostre vite per pochi secondi, attraverso la stampa e i mezzi digitali di informazione, in questi giorni della settimana santa che ci porterà alla Pasqua del Signore, per darvi ancora una volta l’annuncio della Risurrezione del Signore.
Ci troviamo a vivere momenti difficili della nostra vita, a dover risolvere grandi problemi e molti penseranno che non è certo ancora il caso di dare annunci che non hanno portato a significativi traguardi: se Cristo è risorto o meno cambia poco nella nostra vita, molti diranno, o penseranno dentro di loro. Potrebbe pure essere la tentazione di tanti uomini e donne di fede, pensare che la risurrezione di Cristo non incide sulla vita quotidiana.
Ma chi di noi è ancora preso da questo grande annuncio continua a crederci e ad annunciarlo, con il rischio di essere preso per sognatore o credulone. Non siamo sognatori o creduloni, anche se ci poniamo domande scomode tutti. Se le sono poste anche i primi discepoli che avevano ben conosciuto Gesù.
Anzi le loro domande furono all’inizio affermazioni amare e cariche di umano sconforto. Le donne di ritorno dal sepolcro dicono che il corpo di Gesù è stato trafugato, forse rubato. È il ricorso logico e giusto alla ragione che ci fa dire ancora oggi che forse fu così. Qualcuno rubò forse il corpo di Gesù perché poi si credesse che era risorto? Molti lo pensano e noi rispettiamo le interpretazioni originali di tutti.
Ma nella nostra visione cristiana, che si è sedimentata e radicata nel corso di questi duemila anni, ogni anno a Pasqua, ma anche ogni domenica e in ogni Messa, Gesù è il Risorto, presente, vivo, che ci aiuta a scorgerlo nei segni sacramentali ma anche nella Chiesa, come amico e compagno di viaggio.
La Pasqua diventa così non un’ipotesi peregrina e utopistica, ma una interpretazione della vita, come possibilità di rialzare lo sguardo, di rimettersi in cammino, di ri-orientare la nostra vita, di ri-progettare il nostro futuro.
Non abbiamo nessuna prova razionale, o meglio empirica, da opporre all’affermazione di chi dice che il corpo fu trafugato, ma abbiamo la testimonianza di coloro che cominciarono a riflettere su questo evento e sulle parole che Gesù aveva detto loro. Più ancora sui fatti, i segni, che Egli aveva compiuto per mostrarsi come colui che doveva venire e che era stato annunciato.
Soltanto a partire da una prospettiva biblica, ma anche di fede vissuta, di esperienza comunitaria molto forte e coinvolgente, allora abbiamo la “prova” della risurrezione.
Ma possiamo ben dire che noi credenti abbiamo la prova della risurrezione ogni volta che ci affidiamo al Signore, ogni volta che crediamo alla sua parola, ogni volta che lo sentiamo vivo in noi, è allora che sentiamo forte la sua presenza. Non un semplice ricordo offuscato dal tempo, ma una presenza di chi non muore più, perché la morte è stata sconfitta.
Ora vi esorto a lasciarvi risorgere dal Risorto, a rialzarvi insieme a Lui, a superare i momenti di sconforto, di lutto, di tristezza per la mancanza di lavoro, di prospettive di futuro.
Possiamo rialzarci, questo è il messaggio della Pasqua, perché il Signore non l’hanno portato via, ma si è rialzato Lui, è risorto, e sappiamo benissimo dove si trova: siede alla destra del Padre ed è vivo e operante in mezzo a noi. Qui, ora e sempre.
Buone feste pasquali a tutti!
Delio Lucarelli Vescovo