Di seguito la nota del consigliere Paolo Bigliocchi su spesa farmaceutica Regione Lazio:
“Mentre la Regione Lazio devolve 10 milioni di euro alla sanità privata del gruppo Angelucci, motivandola con liste di attesa ed accesi ai Pronto soccorso, i medici di famiglia vengono “invitati” ad attenersi a rigide linee Guida per prescrivere farmaci normalmente utilizzati anche a scopo preventivo per possibili complicanze.
Invitati, si fa per dire, perchè in realtà verranno sottoposti a periodici report con la possibilità, neanche troppo celata, di essere chiamati a rispondere economicamente delle prescrizioni che la Regione riterrà improprie.
Si parla di farmaci di uso comune e si va dall’eparina, ai gastroprotettori, agli omega3 ed altri che sarebbe prolisso descrivere e lo si fa dimenticando completamente cosa sia il rapporto tra medico e paziente e soprattutto la responsabilità etica e legale che i medici hanno nei confronti dei loro assistiti.
Lo si fa dimenticando completamente come ogni “paziente” sia un mondo a sé stante e come cambiano le necessità dei singoli secondo le patologie in atto. Si applicano, in maniera burocraticamente insopportabile, linee guida che hanno il solo scopo di contenere la spesa farmaceutica e dimenticando quale sia la percentuale residuale della stessa sulla spesa sanitaria complessiva della Regione. Lo si fa, in questo particolare momento storico, anche dimenticando quali siano le difficoltà di pazienti che verranno chiamati a sostenere una spesa aggiuntiva per terapie che il sistema pubblico dovrebbe garantire al di là di una analisi di bilancio e di una burocrazia opprimente che snatura la funzione del medico.
Avremo quindi medici che dovranno giustificare ai pazienti i motivi per cui non prescriveranno un farmaco e pazienti, imbufaliti, che se la prenderanno con i medici e dovranno mettere mano al portafoglio. In tutto questo però occorre ricordare che l’attore protagonista è la Regione, tramite le ASL, che dà soldi ai privati, aumenta le tasse e non garantisce più neanche l’accesso ai farmaci. Tutto questo nel silenzio assordante dei sindacati di categoria”.
Paolo Bigliocchi