La Comunità di don Oreste Benzi torna con l’evento solidale “Un Pasto al Giorno” il 16 e 17 settembre. Volontari in piazza per dare voce a chi non ha voce.
Una raccolta di pensieri, alcuni sotto forma di preghiere, altri di filastrocche o poesie, scritte dagli ‘ultimi’ di ogni angolo del mondo, e in lingue diverse, o da chi da tutta una vita si prende cura di loro e giorno dopo giorno opera per offrirgli una nuova vita e una nuova chance di futuro. È proprio con l’obiettivo di far conoscere queste ‘voci inascoltate’ che la Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata nel 1968 da don Oreste Benzi, il prete dalla tonaca lisa, il 16 e 17 settembre tornerà anche a Rieti con l’evento solidale ‘Un Pasto al Giorno’ (unpastoalgiorno.apg23.org), giunto quest’anno alla sua 15esima edizione. Nel corso dell’evento verrà distribuito ‘La voce degli ultimi’, un libro grazie a ‘la voce di chi non ha voce’, per dar modo a chiunque lo legga di avvicinarsi ai valori che la Comunità pone da sempre al centro del suo impegno mediante progetti e realtà di accoglienza in Italia e in oltre 40 Paesi del mondo.
L’attività della Comunità di don Benzi, del resto, va avanti anche nel Lazio da oltre 50 anni, attraverso l’opera di numerose realtà, tra Case Famiglia, Case di accoglienza e Centri di aggregazione. Sono tantissime le persone che negli ultimi mesi vi hanno trovato non solo un riparo o un pasto caldo, ma anche un punto di riferimento per far ripartire la propria vita.
Nel libro, accanto alle speranze di una delle ragazze uscite dalla tratta ai fini di prostituzione, è possibile leggere i versi con cui, ogni giorno, i bambini e ragazzi di strada accolti dalla Comunità nell’ambito del progetto Cicetekelo in Zambia ringraziano per il pasto che stanno per mangiare; a pagina 29 c’è la preghiera che Renata e i volontari di Napoli recitano con i senza dimora che incontrano nelle loro uscite, mentre nelle successive quella di alcuni senza dimora accolti nelle Capanne di Betlemme, le case di prima accoglienza presenti in diverse zone e città d’Italia. E ancora: ci sono le parole di speranza di Maurizio, uomo di 44 anni in carrozzina che vive in una delle Case Famiglia della Comunità, e la ninna nanna che un papà di un’altra Casa Famiglia ha inventato tanti anni fa per la sua bambina, e che la accompagna ancora oggi.
“Ciò che il nostro fondatore don Oreste Benzi ci ha lasciato” ha spiegato il Responsabile Generale della Comunità, Matteo Fadda, “è condividere direttamente la nostra vita con i più̀ poveri, gli emarginati, le persone vittime di ingiustizia nel mondo, per rispondere al primo bisogno di ciascuno: quello di sentirsi amati, accettati, di avere una famiglia. Su questo si basa l’essenza della nostra Comunità, che di fronte alle ingiustizie sociali, alla povertà, all’emarginazione, opera da oltre 50 anni per costruire quel senso di appartenenza capace di trovare risposta e speranza. Nei Paesi in cui siamo presenti con i nostri missionari, le nostre famiglie e i nostri progetti, vediamo ogni giorno che accogliere l’altro, ascoltarlo, farlo entrare nella nostra vita, e noi calarci nella sua, trasforma la relazione e ci porta a fare nostra la sua voce. È quello che proponiamo di fare leggendo questo libretto, operando al contempo, tutti insieme, per un cambiamento vero e concreto. Negli ultimi anni, tra guerra, crisi climatica e pandemia, abbiamo assistito a un cambio radicale del mondo che avevamo imparato a conoscere e abbiamo visto ribaltare il nostro modo di vivere le relazioni, i luoghi, le priorità, e per coloro che prima facevano fatica, ora è arrivata la povertà assoluta, la miseria nera” ha aggiunto.
E così, accanto all’opera di sensibilizzazione e di racconto di storie e speranze, in questa edizione di ‘Un Pasto al Giorno’ si aggiunge anche un prezioso obiettivo: raccogliere quel sostegno con cui assolvere l’impegno di garantire ogni anno 7 milioni e mezzo di pasti a chi viene accolto nelle Case, mense e realtà di aiuto della Comunità di don Benzi, le stesse in cui vive la maggior parte degli autori del libro, accomunati dalla medesima drammatica sorte di povertà e solitudine. Non a caso “il claim dell’iniziativa – spiegano i responsabili del progetto – è proprio ‘Costruiamo una tavola dove ci sia posto per tutti’”.
A parlarci di quanto un approccio più solidale sia urgente nel nostro Paese, sono i numeri. Nel 2022, poco meno di un quarto della popolazione (24,4%) era a rischio di povertà o esclusione sociale, quasi come nel 2021 (25,2%), quando la pandemia, la crisi globale e la guerra hanno reso ancora più difficile, per le famiglie italiane, gestire le emergenze economiche (dati Istat). Di fronte a queste cifre, dunque, iniziative come ‘Un Pasto al Giorno’ diventano importanti non solo per le risorse che riescono a raccogliere, ma anche perché offrono un nuovo punto di vista sulla quotidianità, attraverso il quale ciascuno può fare la differenza e costruire qualcosa, insieme agli altri, che può diventare grande.