LA STORIA DI GIOVANNI è raccontata da Enza Bufacchi, direttrice CNA Rieti.
Giovanni è un personaggio! Berretto sempre in testa e sigaretta sempre tra le dita, entra ed esce continuamente dal suo piccolo ufficio di “Tecnologie Future”. A condividere questo piccolo spazio le sue due bravissime figlie, Alessandra e Giuliana.
Giovanni comincia a raccontare la sua storia, un episodio, poi la spiegazione di una tecnologia, poi esce di nuovo, e allora Giuliana, sempre “appollaiata” sulla sua sedia davanti al computer, o Alessandra aggiungono qualche elemento che consente di dare una spiegazione a quelle tavole di fili che sembrano opere d’arte postmoderne, ma che sono strutture di cablaggio che si scorgono nella porta accanto, oppure ad una incomprensibile sigla che indica un prodotto o una tecnologia o sofisticatissime attrezzature.
“Quando dico che siamo un’azienda elettronica, mi chiedono se aggiustiamo telefonini”, dice sorridendo Alessandra, mentre mostra la pagina di giornale nel quale si legge della partecipazione di “Tecnologie Future” al progetto VEGA, acronimo di Vettore Europeo di Generazione Avanzata, un progetto importante sviluppato in collaborazione dall’Agenzia Spaziale Italiana e dall’Agenzia Spaziale Europea. “Tecnologie Future” ha realizzato, sia nella versione A del lanciatore che in quella commerciale, i sistemi di comando a terra. Ma torniamo a Giovanni, per quel tanto che rimarrà seduto, e all’inizio della storia:
“Ho cominciato a lavorare nell’81, dopo le scuole professionali e il militare: il 7 febbraio mi sono congedato e l’11 ho iniziato con un contratto di sei mesi alla Texas Instruments, lavoravo di notte e la mattina andavo a pesca, alla scadenza del contratto mi hanno riconfermato”.
Giovanni, passione per l’elettronica nel sangue, lavora in Texas per otto o nove anni e passando di reparto in reparto acquisisce tante competenze, tante quante ne bastano per aprire nel 1992 una sua azienda elettronica. “Lavoravo – continua – in un sottoscala, poi nel 1993 con i soldi della Texas, per l’uscita anticipata dal lavoro, e centocinquanta milioni di debito, ho comprato il terreno, costruito il capannone e piano piano cominciato a fare tutto quello che si vede”, con nonchalance, come non fosse l’impresa di trent’anni!
Di nuovo Giovanni scompare, stanno ampliando il capannone e da fare non manca. Così il resto del racconto è affidato a Giuliana e Alessandra che hanno con questo padre, che chiamano Giovanni, un rapporto speciale.
Raccontano di loro: Alessandra, laureanda in economia aziendale, un compagno e un bimbo, Alessandro, di venti mesi, in azienda segue la parte contabile; Giuliana che ha ripreso gli studi per laurearsi in ingegneria informatica e dell’automazione, con l’hobby della tornitura del legno, con il quale costruisce tra l’altro bellissime penne. Due ragazze già imprenditrici di un’azienda che “progetta e realizza sistemi di potenza, montaggi elettrici e meccanici, cablaggi strutturali e non, assembla schede elettroniche SMT e THT” e tanto, ma tanto, altro.
Sono entrate in azienda giovanissime e sono orgogliose anche di mostrare i successi o i riconoscimenti, come quelli tributati da “Bodo’s Power Magazine”, una prestigiosa rivista tedesca dedicata esclusivamente all’elettronica di potenza, o dalle grandi aziende clienti delle quali non citano i nomi per comprensibile riserbo. Ad maiora!
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