“Quello che sta succedendo non è affatto una storia di successo, una medaglia di questa giunta e della giunta precedente (di uguale colore politico), come si è portati a credere leggendo le trionfalistiche dichiarazioni delle ultime ore”. E’ quanto scrive NOME Officina Politica in una nota a commento del caso ASM.
“ASM diventerà pubblica – sottolinea l’Associazione – solo se e quando sarà liquidato il socio privato di minoranza da parte del socio pubblico di maggioranza, ossia il Comune di Rieti. Averlo estromesso in base allo statuto e aver deliberato in Comune che ASM sarà solo pubblica significa appunto che sarà eventualmente pubblica, non che è pubblica”.
“E’ già la seconda volta che si leggono titoli cubitali su ASM finalmente tornata a essere pubblica: la prima quando fu estromesso il socio privato dal consiglio di amministrazione e ora dopo la delibera della modifica dello statuto. In entrambi i casi, si è fornito un quadro assai distorto della realtà”. NOME sottolinea: “Sulla rilevanza e criticità della comunicazione, presidente e consiglieri di amministrazione di ASM dovrebbero nel loro interesse usare massima cautela e controllare le dichiarazioni dei soci, poi riprese dalla stampa, perché rischiano di dare false comunicazioni sociali, cosa che può addirittura configurare un reato”.
“Comunque, ammesso e non concesso che il socio privato sia disposto a farsi liquidare, il Comune di Rieti dove li prende questi soldi? Si parla infatti di cifre importanti, intorno ai 5-6 milioni di euro. Di certo non dalle farmacie pubbliche alienate ai privati – come disse l’ex sindaco Cicchetti – perché quella operazione ha generato liquidità per la ASM, non per il Comune. Se poi l’idea è quella di ricorrere all’acquisto di azioni proprie, bisognerebbe innanzitutto vedere se quella liquidità c’è ancora. In ogni caso, rimane il fatto che l’operazione sarebbe sempre vincolata alla disponibilità del socio privato a vendere il proprio pacchetto. In genere, infatti, una società ricorre all’acquisto di azioni proprie (nei limiti previsti dalla legge) per impedire l’ingresso di un socio non gradito, non per liberarsene”.
“Questa accelerazione politica – prosegue NOME – conclusasi con la delibera votata e approvata ieri, un effetto lo ha sortito, ed è negativo: quello cioè di limitare le possibili soluzioni adottabili per risolvere questa complicata faccenda. Se è vero che il socio privato è stato estromesso – e, anche su questo, è bene ricordare che ci sono azioni legali in corso proprio da parte sua – quando anche l’Assessore al Bilancio dovesse riuscire a trovare magicamente questi soldi, non sarebbe stato meglio per ASM che non si fosse modificato lo statuto, così facendola divenire una società in-house (cioè completamente pubblica)?”
“Non sarebbe stato meglio se si fosse fatto invece un aumento di capitale per quell’importo, diluendo il socio privato che, essendo stato estromesso (se perderà i ricorsi), sarebbe stato impossibilitato a sottoscriverlo? Certo, sarebbe rimasto un socio privato, ma fortemente minoritario, di fatto ininfluente e al tempo stesso però ASM sarebbe stata non solo più pubblica, ma anche più solida perché ricapitalizzata; ma, essendo stata approvata la delibera in base alla quale ASM sarà come detto una società in-house, questa via non è comunque ormai più percorribile”.
NOME Officina Politica conclude: “Infine, è doveroso ricordare che chi fece entrare il socio privato fu proprio la destra, quella stessa destra che oggi vuole cacciarlo, anzi – pardon – che dice di averlo già cacciato”.