La scrittrice Gabriella Amalia Maria Luisa Parca, nel suo testamento, ha disposto dei suoi beni come segue:
“Lego tutti i libri di mia proprietà, con relativi scaffali, al Comune di Castel di Tora (Rieti) per farne una biblioteca che porti il mio nome e che sia aperta al pubblico e possibilmente “circolante”. Autorizzo inoltre il suddetto Comune di Castel di Tora a ristampare tutte le opere delle quali sono autrice, con facoltà di godere dei diritti di utilizzazione economica delle stesse, con l’onere per il Comune stesso di utilizzare gli eventuali relativi proventi per arricchire la biblioteca di cui sopra, a mio nome intestata”;
Nel 2017 la biblioteca personale di Gabriella Parca è stata trasferita da Milano presso la biblioteca comunale sita in via Don Sabino Gentili, 11 e da allora la biblioteca è stata denominata ” Biblioteca comunale Gabriella Parca “in ricordo della scrittrice.
Nel 2022, il Comune di Castel di Tora titolare dei diritti di autore anche delle opere “I Sultani. Mentalità e comportamento del maschio italiano” e “Le italiane si confessano” della compianta giornalista e scrittrice Gabriella Parca, ha stipulato un contratto per la cessione dei diritti di autore delle opere sopraccitate con la Casa editrice indipendente “Nottetempo” S.r.l., con sede a Milano, per il periodo di dieci anni decorrenti dalla data di pubblicazione delle opere medesime;
Gabriella Parca instancabile giornalista e avanguardia dell’inchiesta femminista, ha indagato dagli anni cinquanta agli anni ottanta la realtà della condizione femminile in Italia, giungendo a conclusioni purtroppo ancora estremamente attuali.
Nasce a Castel di Tora in provincia di Rieti nel 1926. Laureatasi in Lettere all’Università degli studi di Roma, nel 1945 inizia a collaborare con il “Giornale del Mattino”, divenuto poi “Il Messaggero”, che è costretta ad abbandonare dopo soli sei mesi, quando la direzione della testata si rifiuta di riconoscerle una retribuzione a causa del suo genere.
Nel 1959 pubblica il suo primo capolavoro “Le italiane si confessano“, una raccolta epistolare anonima di messaggi giunti alle diverse redazioni con cui collaborava e organizzate grazie ad un importante lavoro di epurazione sintattica e ortografica, per dar voce a tutte quelle donne, considerate reiette dalla società, drammaticamente discriminate e silenziate. La Parca scelse trecento delle ottomila missive giunte alle redazioni in tre anni, coprendo trasversalmente un ventaglio di autrici tra contadine, studentesse, operaie, casalinghe e impiegate, che rese al meglio lo specchio dell’Italia degli anni sessanta.
Gabriella Parca, instancabile giornalista e avanguardia dell’inchiesta femminista, ha indagato dagli anni cinquanta agli anni ottanta la realtà della condizione femminile in Italia, giungendo a conclusioni purtroppo ancora estremamente attuali.
L’intensissimo lavoro di inchiesta della Parca prosegue con la pubblicazione di “I sultani, mentalità e comportamento del maschio italiano“, uscito nel 1965 a distanza di sei anni dal primo lavoro. La stesura fu preceduta da una meticolosa opera di cooperazione con un’equipe di esperti di psicologia, antropologia e psicoanalisi. In entrambi i casi l’autrice fu dapprima aspramente contestata e accusata di aver infranto “il dovuto silenzio delle donne”, di aver circuito le partecipanti o, addirittura, di aver distrutto l’insindacabile valore della famiglia.
Solo molti anni dopo divenne forte l’importanza di quella voce femminile che, per la prima volta in Italia, contestava a chiare lettere i lunghi anni di patriarcato subiti, mettendo in discussione uno status quo fino ad allora considerato immutabile ed insindacabile.
Le parole di Gabriella Parca hanno ancora oggi un eco disarmante. Sono passati ben sessantuno anni dalla pubblicazione di “Le italiane si confessano” eppure la linea di demarcazione tracciabile tra lo status di quelle donne e le storie delle italiane di oggi non è così spessa come dovrebbe e vorremmo che fosse.