Nella partita di ieri allo stadio Scopigno il Rieti vince 1-0 sulla Sorianese con un bellissimo gol di Mario Artistico. Lo speaker dello stadio esulta per la bella prestazione del giocatore amarantoceleste ed urla al microfono “gol di supermario”. Ma questo urlo di gioia e nella fattispecie l’utilizzo del “supermario” non piace troppo al presidente Fedeli che in sala stampa davanti a tutti i giornalisti riprende lo speaker affermando che la terminologia utilizzata per il giocatore a lui non è piaciuta.
Lo speaker, probabilmente mortificato dall’osservazione, reagisce mettendo il microfono sulla scrivania e replicando che non avrebbe dato più la sua prestazione allo stadio. Da qui un acceso battibecco tra i due, al termine del quale Fedeli fortemente alterato invita lo speaker a lasciare la sala stampa e aggiungendo che finché non fosse uscito non avrebbe parlato con i giornalisti. Dopo qualche minuto di increscioso imbarazzo lo speaker esce e Fedeli inizia a rispondere alle domande.
Parliamo di questa vicenda, anche se di pochissimo interesse, perché non ha nulla a che vedere come ‘limitazione della libertà di stampa’, come vociferato da qualche persona, ma si racchiude in una semplice lite con un presidente che ha contestato l’uomo nella veste di speaker e non di giornalista.
Forse sarebbe bastato un pò di ‘savoir faire’ da parte del presidente, che invece di riprendere lo speaker davanti a tutti avrebbe potuto farlo in separata sede e forse sarebbe bastata un po’ più di accondiscendenza dall’altra parte, ed invece di sentirsi subito toccato nel proprio “io” avrebbe potuto forse accettare più di buongrado l’osservazione del presidente che si è sentito in diritto di dire la sua usando impropriamente anche la definizione “a casa mia” perché, anche se a titolo gratuito, lo speaker svolge un servizio al Rieti calcio e, di conseguenza, ne deve accettare anche le regole.
Se poi, terminata la partita, lo speaker è entrato in sala stampa in qualità di giornalista inviato da una testata, al termine della discussione speaker-presidente, non avrebbe dovuto assolutamente abbandonare la sala … lo stadio Scopigno è anche “casa nostra”.