Tra qualche giorno, con poliziotti a seguito, verrà eseguito l’ennesimo sfratto di una famiglia dalle case popolari di via Aldo Moro di Rieti, rinviato quindici giorni fa solo per verificare le condizioni di salute della Signora M. D.M., cardiopatica, ipertesa e diabetica e della nipote M.T., in cura psicologica.
Tra il 2011 ed il 2012, nella Provincia di Rieti vi sono stati 45 sfratti. Ma nei soli primi 8 mesi del 2013 gli sfratti si sono moltiplicati sino a raggiungere il drammatico numero di 245, di cui 75 già eseguiti, ben15 quelli di inquilini di case popolari, spesso per il solo fatto di non riuscire a pagare le 40 euro di “condominio” e le 10 euro di affitto!
A parte la misera pensione della Signora M.D.M., nessuno, in quella famiglia, lavora, così come tra i parenti, che sopravvivono con le briciole dei pochissimi occupati a bassi salari.
Ma l’A.TE.R di Rieti, per sfrattare gli inquilini più in difficoltà, non trova di meglio che resuscitare un vecchio controllo ispettivo, dove l’appartamento risultava “abbandonato”, ignorando che gli anziani signori intestatari cercavano, per qualche mese, di aiutare il tentativo – poi fallito- di un’attività produttiva agricola di uno dei figli nella campagna di un comune della Provincia e che un componente vi dormiva di notte alzandosi regolarmente alle 5 di mattina per recarsi a Roma sino a sera tardi.
A nulla valsero le giustificazioni degli anziani nei confronti dell’A.TE.R, né alcuno si fece scrupolo di verificare le reali condizioni economiche dell’intera famiglia, da tempo in difficoltà economiche e che non avrebbe avuto scampo da uno sfratto senza altre forme di protezione. Eppure, si sono recati infinite volte ai agli uffici dei Servizi Sociali del Comune di Rieti, dell’A.TE.R. e dello stesso Sindaco. Inutilmente. Ed ora resta loro solo l’angoscia ed il dramma di uno sfratto.
Ammesso l’errore di comunicazione di un periodo di assenza dall’alloggio popolare per sostegno al figlio che con difficoltà cercava di avviare un’attività lavorativa, qualcuno – i Servizi Sociali, ad esempio – si è chiesto che fine farà l’anziana e malata signora o sua nipote di 27 anni in cura dalla psicologa, o ancora il figlio M. D. di 49 anni, disoccupato da almeno 7 anni? Li dovrebbe, forse, mantenere l’altro figlio disoccupato e da 2 anni “senza fissa dimora”, o l’unica nipote che percepisce un modesto stipendio, già scarso per se’, figuriamoci per altre 5 persone ?!
Per questo, accertate le reali condizioni di indigenza della famiglia F, chiediamo l’immediata revoca dello sfratto in atto. In subordine, il rinvio dello sfratto stesso in attesa di poter organizzare il trasferimento in altra abitazione A.TE.R, ovvero abitazione in affitto a carico dei Servizi Sociali del Comune di Rieti.
Ma ora, crediamo di dover ribadire come i Responsabili delle Istituzioni abbiano il compito primario di garantire, innanzitutto, la dignità e la sicurezza della popolazione. E non ci si venga a dire che, in tempo di crisi, si giustifica il “sacrificio” dei cittadini più deboli ! Al contrario, in tempo di crisi occorre sempre adottare misure di protezione dei cittadini più deboli e più a rischio di emarginazione e di esclusione sociale. Lo “Stato Sociale” – come ci insegnano paesi più evoluti del nostro, come la Germania, la Svezia e la Norvegia – oltre al compito di proteggere i cittadini più fragili, si prefigge di prevenire l’aumento di fasce di popolazione in difficoltà, anche nell’interesse dell’intera società, nella banale consapevolezza che una persona in difficoltà alimenta le difficoltà dell’intera società e complica la vita di tutti noi, compreso l’inevitabile aumento dei costi economici a carico di tutti!
Mettere in atto efficaci strategie sociali, allora, Gentili Amministratori delle Pubbliche Istituzioni, significa dare risposte vere, articolate in relazione ai bisogni primari dei cittadini più fragili, e con scelte in grado di emancipare le persone dal mero assistenzialismo.
Per questo chiediamo da subito alcune misure urgenti:
- L’estensione del blocco degli sfratti richiesto dal Presidente Zingaretti, anche alle altre province con accertata emergenza abitativa , Rieti compresa.
- L’assoluta proibizione di sfratto degli abitanti di case dell’A.TE.R , e l’avvio, sempre di indagini del Servizio sociale per accertare lo stato di difficoltà dell’inquilino sotto sfratto; salvo conclamati casi di inquilini accertati quali “benestanti”, oltre la soglia di reddito prevista dal regolamento A.TE.R. Sapendo –incredibile a dirsi- che qui a Rieti siamo ancora in attesa, dopo 3 anni, di conoscere le decisioni dell’A.TE.R., dopo l’accertamento della Guardia di Finanza su almeno 16 casi di inquilini con redditi oltre i 100 mila euro annui !
- L’avvio di una seria verifica, unitamente ad altri Enti (ci viene in mente l’ATER, ma anche la Provincia, oltre allo stesso Comune), circa un più oculato utilizzo del patrimonio immobiliare pubblico (ci risultano numerosi alloggi popolari rimasti vuoti da tempo, ma di cui la stessa ATER ignora lo stato di utilizzo, o perché l’Ente gestore –incredibile a dirsi- non avrebbe i fondi necessari alla loro “tinteggiatura”, rifiutandosi, per altro, di accettare che tale incombenza sia a carico dei destinatari, come dagli stessi richiesto, per il pretestuoso timore di rivalse giudiziarie.
- L’adeguamento di un fondo casa per l’acquisto di alloggi o per il pagamento dell’affitto da destinare ai senzatetto.
- La creazione di un fondo regionale per il recupero a fini abitativi dei numerosi edifici pubblici, alcuni dei quali sistemabili con una spesa irrisoria, attualmente non utilizzati.
Ora ci aspettiamo fatti concreti e provvedimenti che, evidentemente, non avranno la capacità di risolvere ogni problema, ma che potranno dare un’impostazione di metodo in grado di invertire una tragica condizione di degrado sociale a spese dei cittadini più deboli.