“L’ex Istituto Sperimentale della Cerealicoltura “Nazareno Strampelli” di Campomoro, proprietà dell’Amministrazione Comunale, è in stato di abbandono (lo è dal 2015 dopo la legge finanziaria) e fino ad oggi nessuno ha provveduto alla ristrutturazione delle parti danneggiate del fabbricato dal terremoto dell’agosto 2016, per il quale il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (Crea) nel 2018, ha ricevuto, da un ente assicurativo romano, la somma di 316.875,14 quale risarcimento dei danni subiti.
Ebbene, il Crea, il 18 dicembre del 2020, ha riconsegnato al comune, che ne è il legittimo proprietario sin dalla sua costruzione, l’ex Istituto Sperimentale della Cerealicoltura “Nazareno Strampelli” di Campomoro, liberato dalla servitù dell’utilizzo senza, però, “girare” al Comune la somma ricevuta dall’Assicurazione per eseguire i lavori di recupero delle strutture danneggiate.
Allo stato attuale, l’ex Istituto Sperimentale della Cerealicoltura “Nazareno Strampelli”, ormai privato anche della qualifica di “istituto di ricerca”, non è agibile ed è pericolante nella parte danneggiata dal sisma.
Nel fabbricato sono conservati gli strumenti e le cartelle degli studi del grande scienziato oltre che le centinaia di teche in vetro contenenti tutte le qualità di grano, prodotte dal genetista attraverso i suoi studi, condotti proprio in quella sede. Certamente, un patrimonio storico unico al mondo.
Una situazione che evidenzia il mancato rispetto dell’ordinamento costituzionale, in particolare dell’art.9 che prevede la tutela del patrimonio storico ed artistico della Nazione ed un disinteresse permanente degli organismi governativi di competenza, oltre che una violazione delle relative norme del codice dei Beni Culturali e della disciplina civilistica previste dall’ordinamento giudiziario.
In considerazione dell’attuale deprecabile situazione che si prolunga da diversi anni, con il rischio che la struttura dello Strampelli subisca danni irreparabili, il sottoscritto, il 5 settembre del mese scorso, ha denunciato il tutto alla Procura della Repubblica di Rieti ed alla Procura della Repubblica della Corte dei Conti del Lazio.”
Tito Alessio Romano Cheli