Comincia il 2014 e diventa inevitabile per ognuno di noi formulare un bilancio dell’anno appena trascorso, riponendo le speranze più vivide per il futuro. Tra promesse, buoni propositi e sogni infranti, ci accingiamo a vivere 365 giorni di passione. Per il governo di Letta & Company, il 2014 sarà l’anno della ripresa, anche se dal 2008 ad oggi di questo periodo si è sempre inneggiato ad nuovo corso, più positivo, che non si è mai materializzato, anzi, col tempo la situazione economico-finanziaria e sociale del paese è peggiorata inesorabilmente. Tra Berlusconiani, Lettiani, Renziani e Grillini, insomma, come al solito nulla o poco è cambiato rispetto all’inizio della crisi.
Buoni propositi dicevamo, occupano la maggior parte dei nostri pensieri, dalla dieta da iniziare appena finite le vacanze, ed i bagordi natalizi, allo smettere di fumare, di chi ogni fine d’anno sceglie il primo di gennaio per pronunciare un poco convinto stop al fumo, che puntualmente viene rimangiato dopo pochi giorni.
Dopo i buoni propositi arrivano i desideri.
In cima ai desideri degli italiani, quest’anno troviamo la serenità ed il lavoro, o, ancora meglio la serenità lavorativa, tanto inseguita anche dai reatini che già da un po’ hanno perso il sonno di fronte allo spettro del licenziamento, reale, per chi purtroppo è stato mandato a casa dalla crisi, o possibile per chi un lavoro ce l’ ha ed ha paura di perderlo. Serenità, lavoro e salute, tre parole che rappresentano al meglio gli auguri che possiamo scambiarci per questo 2014.
Allargando il discorso alla nostra esistenza, viene da New Orleans un progetto che ha contagiato tutto il mondo, fino ad arrivare a Roma. Nel 2011 dopo l’uragano Catrina, Candy Chang, architetto nata a Taiwan ma vissuta negli Stati Uniti, ha scritto su un muro, diventato lavagna, a caratteri cubitali “Before i die i want “ cioè “prima di morire vorrei”. Da allora tantissimi muri, più di 400 in 60 paesi del mondo sono stati “imbrattati” con i desideri dei passanti, comprese alcune saracinesche nel cuore di Trastevere. Ce n’è per tutti, dallo scrivere un libro al dar da mangiare ad un elefante.
E voi che cosa scrivereste su quel muro?
Io, pur non sapendo che cosa mi riserverà il futuro, le idee ce le ho ben chiare. Prima di morire vorrei vedere un mondo, e soprattutto un’ Italia, dove l’ equazione diritto–dovere venga rispettata da tutti, ma proprio da tutti, politici compresi. Puntando l’accento sulla parola diritto, baluardo di tutti e non appannaggio di pochi.