Terminillo e il suo sviluppo comprensoriale, in un articolo di Antonio Cipolloni (giornalista-pubblicista) quando scriveva in qualità di corrispondente dal Terminillo per il quotidiano “Il Messaggero di Rieti”. L’articolo sotto riportato dal titolo “Per creare una grande stazione sciistica. Più determinazione e maggiore volontà per lo sviluppo del ‘Massiccio’ del Terminillo”, è stato pubblicato nel gennaio 1963 e oggi è ancora di attualità.
««..Parlare del monte Terminillo, dello sci, delle piste, degli impianti, dell’intera organizzazione che una moderna stazione di sport invernali richiede, sorvolando (almeno una volta), sui problemi singoli, sulla loro annosa e difficile soluzione, ma “centrandolo”, il più possibile, con un obbiettivo distaccato, scevro da ogni sterile polemica, appare abbastanza difficile, ma proviamo a farlo.
Chi lo conosce a fondo (Il Terminillo N.d.R.), chi lo ha visto nascere e crescere, seppure in maniera caotica, deve per forza di cose porre in essere uno sforzo non comune. Ma, comunque, pur di portare un minimo contributo, stimolando quanti vogliono concretamente ridare alla bellissima zona, alle magnifiche piste, all’incomparabile paesaggio, ci pare necessario farlo.
Diciamo subito che, intenzionalmente, ne parliamo in fase critica. Una critica il più possibile costruttiva, non limitata a quello che è attualmente la stazione di sport invernali da tutti conosciuta, ma a quello che dovrebbe, “dovrà”, essere nell’interesse non solo di chi al Terminillo opera, ma di una più vasta gamma di sportivi e turisti, di Enti, di operatori, e di zone che gravitano sul Massiccio.
Il Terminillo deve diventare la vera stazione di sport invernali del Centro-Meridione d’Italia. Ne ha tutte le caratteristiche. Non ha nulla da invidiare alle già affermate stazioni invernali dell’Arco alpino.
Tale affermazione, ovviamente, scaturisce dalle effettive possibilità naturali che il Terminillo, nella sua interezza ha, ed offre, in quanto a qualità della neve che non è, si badi bene, quella che molti oggi conoscono: cioè “sciroccata” o ghiacciata; ma è quella delle piste oggi non servite da impianti di risalita, poste a Nord, sempre farinosa, sempre sciabile, sempre agibile, molto ricercata dagli appassionati dello sci.
Terminillo non è soltanto Pian de’ Valli o Campoforogna; non è solo le piste delle: carbonaie, della Funivia, di Cardito; il Terminillo è anche Leonessa; è Valle degli Angeli; è Vall’Organo; è monte Tlia, è Monte Cambio.
E l’excursus delle zone sciistiche potrebbe ancora allargarsi, ma si preferisce interromperlo qui perché questi nomi sono, oggi) da pochi conosciuti. Essi però vogliono dire:
lunghi ed ampi canaloni sempre innevati, con neve sempre ottima; discese che solo raramente sono più corte di 2 chilometri; possibilità di recepire migliaia e migliaia di sciatori e turisti.
Bisogna uscire quindi dai “cliché” della pista Togo o delle attuali usuali piste agibili, in quanto servire da impianti. Il Massiccio del Terminillo deve essere interamente usufruibile attraverso un armonico sviluppo di esso. Da qui, poi, deve ripartire il discorso di una organizzazione generale più idonea, più duttile verso le esigenze del sempre maggior numero di sciatori che sul Terminillo si portano per sciare poche ore o più giorni; da qui deve partire anche un altro discorso, strettamente collegato tale sviluppo, che è quello della ricettività.
Della possibilità di offrire prezzi accessibili a tutte le tasche; da qui, infine, deve partire un effettivo lancio pubblicitario attraverso tutti i canali più idonei; quella pubblicità che ieri la “privativa del Terminillo” faceva passare in secondo piano, e che, oggi, la mentalità di alcuni, tende a farvela restare, a conservarla.
E’ un discorso complesso perché investe tutte le sinergie: quelle pubbliche che debbono, insieme, dimostrare una volontà unica nel realizzarla organizzazione dell’intero Massiccio, tralasciando i medievali campanilismi.
Quelle private, con in testa la rinnovata società impianti di risalita, che deve porsi quale obbiettivo un programma vasto e adeguato, dettato da veri esperti, che comprenda anche il reperimento di piste tecnicamente valide senza nulla lasciare all’improvvisazione (come fino ad oggi a volte è accaduto), e nel rispetto dell’ambiente.
La materia prima non manca, il massiccio del Terminillo offre ancora moltissime possibilità capaci di ampliare la pratica degli sport invernali, che si possono oggi calcolare al 60 percento. Ciò che manca è una maggiore determinazione ed una volontà comune più incisiva perché nell’arco di 2 o 3 anni si possa dare all’Italia Centro-Meridionale una vera stazione di sport invernali come viene da più parti reclamata.
L’unica possibilità, senza nulla togliere alle altre stazioni del Centro-Meridione, la offre il Massiccio del Terminillo: convenientemente ampliato alle potenzialità che lo stesso offre, ma anche convenientemente e modernamente organizzato nei suoi servizi pubblici e privati. Antonio Cipolloni (corrispondente dal Terminillo)»».