Prende corpo il dibattito nato dalla proposta di legge approvata dalla Giunta Regionale per definire il percorso che dovrà sopprimere definitivamente le Comunità montane e procedere al riordino dell’associazionismo comunale. Il tema (da non confondere con l’altra iniziativa a favore dei piccoli comuni di cui si è fatta promotrice la consigliera Avenali) è particolarmente caldo sia perché da anni si parla di riordino delle Comunità montane, sia perché tutti quelli che in questi anni si sono cimentati a mettere le mani nell’universo degli enti locali hanno fallito miseramente.
E quando la giunta regionale ha approvato il testo in discussione non sono mancate le voci critiche che hanno espresso perplessità e obiezioni.
Per fare il punto della situazione, ANCI Lazio ha chiesto un incontro, che si terrà domani presso la sala conferenze dell’ANCI in via dei Prefetti, alla presenza dell’assessore Ciminiello con delega agli Enti Locali cui sarà presente anche il vice segretario generale prof. Alessandro Sterpa, tra gli estensori della riforma, per una illustrazione dei contenuti della legge.
“Si tratta di un incontro auspicato che servirà a fare luce sui punti dubbi della riforma – sostiene Lodovisi responsabile provinciale dell’ANCI – Nessuno contesta che sia necessario mettere ordine nel mondo degli Enti Locali che in talune occasioni ha privilegiato la sovrapposizione degli enti invece di tendere alla semplificazione. Come pure è importante tutti contribuiscano al processo di semplificazione teso a rendere più facile la vita dei cittadini possibilmente risparmiando le poche risorse disponibili.
Tolto quindi dal tavolo l’argomento dell’occupazione che la legge in itinere salvaguarda, restano aperti i punti che riguardano la soglia di 15.000 abitanti come ambito minimo per la costituzione di una unione comunale che pare eccessiva per l’orografia interna della Provincia di Rieti. Inoltre prevedere una centrale unica di committenza a livello regionale rischia di essere un orpello che allunga le procedure per l’accesso ai servizi ed alle forniture invece di semplificare.
Su tutto però i Comuni mirano a salvaguardare le prerogative di sviluppo della montagna per cui nacquero gli enti montani. Dopo aver visto venire meno le risorse del fondo per la montagna e non aver potuto partecipare agli assets strategici dei fondi UE, come i fondi Fas – oltre 400 milioni – dirottati in tutt’altro versante, oggi cancellare con gli enti anche questa prerogativa è rischio reale che nessuno può permettersi. E questo pezzo di partita è tutta ancora aperta che i sindaci di montagna vogliono giocare fino in fondo.”