Scuola, Turi: “Servono commissioni interne per dare voce e sicurezza al personale”

Scuola superiore

“Franco, collaborativo, ma molto, molto attento: è questo l’approccio rappresentato il 19 aprile dalla Uil Scuola nel corso della riunione al Ministero dell’Istruzione sul rientro a scuola a partire dalla prossima settimana.

Stiamo rappresentando il grado di preoccupazione e di crisi che c’è nelle scuole – ha detto Pino Turi nel suo intervento – le nostre non sono valutazioni personali ma la rappresentazione di un forte malessere nelle scuole. A questo tavolo una riflessione va posta: per aprire le scuole c’è una volontà politica. Ma vediamo solo questa. Siamo stati sempre per una scuola in presenza ma in sicurezza. Se per aprire i ristoranti e le pizzerie dobbiamo aprire le scuole (senza garanzia di sicurezza), che non possono arrivare dopo – ha osservato in modo provocatorio Turi – c’è un problema politico da risolvere: occorre programmare per tempo e non guardare alla scuola come un unico indistinto.

Ci vogliamo chiedere quali interventi sono stati messi in campo? Cosa è cambiato rispetto a prima? Niente, per cui la preoccupazione non è infondata. Ci sono risorse destinate alla scuola, ne siamo contenti ma per utilizzarle proficuamente vanno aggiornati i protocolli di sicurezza. Non si può procedere senza un piano, un programma.

Nel protocollo sottoscritto e mai attuato c’erano delle Commissioni interne che oggi sono ancora più importanti per dare garanzie al personale, agli studenti ed alle famiglie e, più che all’azione dei Prefetti, sarebbe meglio affidarsi ai tavoli Regionali delle Direzioni Regionali scolastiche.

C’è una preoccupazione fortissima da parte delle famiglie ma anche nel personale. Non ci sono dati sulla scuola – ha detto Turi – li abbiamo chiesti molte volte ma ad oggi non c’è un quadro esatto dell’incidenza del virus sul personale della scuola. Una cosa è l’obiettivo politico, che ci trova d’accordo – ha chiarito Turi – altro è l’esigenza di dare garanzie con progetti e percorsi concreti.

Pensiamo al tracciamento che non è stato mai realizzato. I tamponi salivari ci sono, non ci sono? Che cosa possiamo rispondere? Non è possibile valutare l’apertura o la chiusura delle scuole su dati generali, serve una Commissione interna e la partecipazione consapevole della Comunità educante che valuti la situazione specifica.

Si può pensare veramente che il personale della scuola perché non scende in strada non debba essere ascoltato? Non è questione di pazienza o di volontà, è questione di azioni concrete che vanno fatte subito.

Il 26 aprile è alle porte, servono azioni urgenti. Per l’Esame di Stato si può mantenere il protocollo già utilizzato lo scorso anno, che ha funzionato bene. Bisogna guardare a settembre. Oggi veniamo a conoscenza che ci sarà un confronto del Governo con il Comitato Tecnico Scientifico per capire se il protocollo va aggiornato oppure no. La nostra percezione, suffragata da autorevoli scienziati, ci induce a pensare che vada rivisto, come andrebbe rivisto, il piano di vaccinazione che è rimasto a metà. Se si vogliono aprire tutte le scuole serve completarlo e non ci si dica che si tratta di rivendicazioni corporative.”

UIL Scuola