Non c’è fonte statistica, sia a livello nazionale, europeo che internazionale, che non lanci segnali di allarme sul fronte occupazionale.
Di pochi giorni fa i dati allarmanti di Eurostat sulla perdita di oltre 1 milione di posti di lavoro nell’Unione Europea, ieri i dati diffusi dall’Istat sul mercato del lavoro in Italia nel III trimestre 2009, dimostrano tutta la loro drammaticità per la crescita del numero dei disoccupati e degli inattivi. Segnali indicativi di una crisi che non accenna a rallentare.
La diminuzione dell’occupazione nel III trimestre 2009, dovuta essenzialmente alla perdita di posti di lavoro dipendente, significa che dall’inizio dell’anno i posti di lavoro persi sono oltre 395 mila. A cui vanno sommati i circa 437 mila lavoratori che dall’inizio dell’anno, mediamente ogni mese, sono interessati dalla cassa integrazione.
Gli effetti della crisi sono tutti racchiusi in un dato emblematico e preoccupante, dovuto al continuo mancato rinnovo dei contratti a termine, tanto è vero che il 66,7% della perdita di posti di lavoro dipendente, è rappresentata da lavoratori con contratti a termine.
Accanto a questo preoccupantissimo dato nazionale, occorre prestare particolare attenzione al Mezzogiorno, ed in particolare a Rieti che, rispetto al resto del Paese, vede la maggiore percentuale di perdita di posti di lavoro (-3%), e soprattutto il più alto tasso di disoccupazione (11,7%, che è di 4,4 punti percentuali superiore alla media nazionale, mentre Rieti è al 27,3%). Caratteristica, questa, che accomuna tutte le Regioni meridionali. Di fronte a questi dati servono misure eccezionali ed urgenti per tutelare l’occupazione nel Reatino vedi Ultimi licenziamenti alla Eda e nel nostro Paese.
La Finanziaria, approvata dalla Camera, dà risposte molto parziali alla tutela dell’occupazione e, se si esclude la Banca del Sud, non si dà alcuna risposta ai problemi dello sviluppo del Mezzogiorno e soprattutto nessuna risposta per tutto il nostro territorio provinciale. Se da un lato sono condivisibili i provvedimenti per gli ammortizzatori sociali, dall’altro è preoccupante il taglio di 100 milioni di euro del Fondo Sociale Occupazione e la mancanza di un Piano per il Sud. Anzi, si continuano a drenare risorse del FAS dalla loro originaria destinazione per 1,9 miliardi di euro.
Per la crescita dell’occupazione, oltre a misure urgenti e non più rinviabili per il sostegno al lavoro e per lo sviluppo del Mezzogiorno e del Reatino, occorrono anche massicci investimenti in piccole e medie opere pubbliche che, a causa dei vincoli del Patto di Stabilità per gli Enti locali, rischiano di restare al palo mettendo a dura prova un settore, quello dell’edilizia, già duramente provato dagli effetti della crisi. Politici è ora di FARE.