SANITA', I SINDACATI: NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELLE PRESTAZIONI

Sanità Rieti

F.P.CGIL, CISL F.P. e UIL F.P.L. hanno richiesto un urgentissimo intervento al Governatore della Ragione Lazio Nicola Zingaretti nei confronti dei Direttori Generali delle Aziende Sanitarie, finalizzato ad impedire iniziative unilaterali tese alla esternalizzazione di servizi sanitari, che, tra l’altro potrebbero pregiudicare la tanto attesa programmazione sanitaria e un nuovo modello di sanità nel Lazio.

A fronte dell’obiettivo della Presidenza e delle Organizzazioni Sindacali, teso alla salvaguardia ed al potenziamento del servizio sanitario pubblico, iniziative tese alla privatizzazione di alcune prestazioni potrebbero comportare un vero e proprio boicottaggio del programma, in particolare quando, di loro iniziativa, Direttori Generali attivano procedure di gara pluriennali.

Nonostante la Regione Lazio, sia sottoposta a commissariamento da oltre sette anni, continuare a consentire ai singoli direttori di procedere ad esternalizzazione di alcuni servizi, comporterebbe un ulteriore aumento di spesa, per beni e servizi, che in questi anni ha continuato ad aumentare (non serve un economista per capire che se io continuo a pagare dipendenti pubblici per espletare un servizio, continuerò a pagarli anche in presenza di esternalizzazione dello stesso servizio, dovendo aggiungere al costo del personale anche il costo del servizio da pagare alla società o ditta vincitrice dell’appalto), tutto ciò in controtendenza a quello che dovrebbe essere l’obbiettivo primario della Regione, l’abbattimento della spesa per beni e servizi. I direttori generali, in una Regione sottoposta a commissariamento, non possono rivendicare la completa autonomia gestionale, la gestione delle singole strutture deve essere coordinata e programmata dalla gestione commissariale.

Come già concordato, ribadiscono F.P.CGIL, CISL F.P. e UIL F.P.L., dobbiamo, tutti insieme, lottare per far capire al Governo che il blocco totale del turn-over sta pesando in modo inaccettabile sulla spesa per il SSR, i direttori generali, con la scusante della mancanza di personale, in questi anni hanno continuato ad indire gare d’appalto per esternalizzare i servizi.

Il campione di tali comportamenti può essere individuato nel direttore generale della ASL di Rieti, il quale, dopo aver esternalizzato alle farmacie l’assistenza domiciliare, in assenza di liste d’attesa, con le deliberazioni n.631 e 632 del 14.6.2013 (che le SS.LL. non troveranno pubblicate nel sito della ASL in ottemperanza al principio di trasparenza) la ASL ha indetto due gare d’appalto per l’affidamento a strutture private: a) “Servizio integrativo per l’erogazione di prestazioni sanitarie di diagnostica comprensive di attrezzature diagnostiche strumentali …..” per la durata di 5 anni, rinnovabili per ulteriori due anni, con una base d’asta di 11.814.361,00 euro + IVA. La gara prevede l’affidamento a ditte esterne di prestazioni che riguardano : la diagnostica per immagini e radiologia interventistica, chirurgia vascolare, cardiologia, oculistica, gastroenterologia, urologia, ostetricia- ginecologia, otorino, pneumologia; b) affidamento del servizio di screening mammografico di I° e II° livello.

Se non verranno bloccate le citate gare d’appalto (per le quali non risulta siano state chieste autorizzazioni alla Regione), in un territorio già carente di servizi sanitari pubblici, anche per le scelte sbagliate della precedente Giunta che ha inteso suddividere il territorio laziale in macroaree (sempre contestate da F.P.CGIL, CISL F.P. e UIL F.P.L.), chiudendo ospedali senza aprire alcun servizio sul territorio (il che ha comportato un esodo verso i servizi resi dalle regioni confinanti portando la mobilità passiva a livelli intollerabili), si potrebbe pervenire sul territorio reatino alla completa privatizzazione della sanità.

Si evidenzia inoltre che per giustificare le citate deliberazioni la direzione nelle premesse fa riferimento alla riduzione delle liste d’attesa con l’obiettivo di ricondurle alle indicazioni regionali che stabiliscono in 60 giorni il tempo massimo d’attesa previsto per le prestazioni diagnostiche, ma tale premessa è in contraddizione con alcuni dati citati dalla stessa ASL, in quanto, ad esempio non si giustifica la necessità di dare in appalto 34.600 prestazioni annue di radiologia tradizionale quando i reali tempi d’attesa della struttura pubblica sono ampiamente ricompresi negli standard richiesti dalla regione Lazio.