“Senza misure rigorose durante le feste, ci ritroveremo a febbraio con una terza ondata peggiore della seconda”, è il concetto che va ripetendo il ministro della Salute Roberto Speranza. Ci siamo quasi. Il governo ha emanato il decreto che blocca gli spostamenti nel periodo delle festività natalizie, composto da due soli articoli e approvato dal CDM iniziato verso le 22 con più di un’ora di ritardo, cornice normativa del prossimo DPCM in vigore dal 4 dicembre. Vietato viaggiare tra regioni dal 21 dicembre al 6 gennaio, vietato lo spostamento tra Comuni nelle giornate del 25 e 26 dicembre e 1 gennaio e vietato recarsi nelle seconde case. A Capodanno coprifuoco fino alle 7 del mattino. Il governo ha anche allungato la durata della validità delle misure anti-Covid. “In primo luogo – si legge nel decreto – si interviene sul termine massimo di durata, che da 30 diventa di 50 giorni, delle misure per fronteggiare nel modo più efficace l’emergenza”. Il blocco degli spostamenti non impedirà comunque nel periodo natalizio di tornare a casa propria.
Divieto di mobilità tra regioni
Dal 21 dicembre al 6 gennaio non ci si potrà più spostare neppure tra regioni gialle. Saranno permesse deroghe per ritornare ai luoghi di residenza o domicilio e sempre e comunque per tornare alla propria abitazione, si legge nel decreto. Restano sempre le eccezioni per motivi di necessità, lavoro o salute.
No a spostamenti tra Comuni a Natale e Capodanno
Il 25 e 26 dicembre e il 1 gennaio sarà proibito anche spostarsi dal Comune nel quale ci si trova, che sia quello di residenza, domicilio o meno. Nel dl si legge: “Nelle giornate del 25 e del 26 dicembre 2020 e del 1 gennaio 2021 è vietato ogni spostamento tra Comuni, salvi gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute”. “È comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione”. Come detto, la notte di San Silvestro sarà di totale coprifuoco, dalle 22 alle 7.
A Natale stop a seconde case fuori Regione
Stretta agli spostamenti verso le seconde case nel periodo delle festività, come prevede il decreto legge Covid. Dal 21 dicembre al 6 gennaio sarà consentito tornare presso la propria abitazione fuori Regione, ma non ci si potrà spostare “verso le seconde case ubicate in altra Regione o Provincia autonoma e, nelle giornate del 25 e 26 dicembre 2020 e del 1 gennaio 2021, anche ubicate in altro Comune”.
Ristoranti aperti a pranzo nelle festività
Restano chiusi bar e ristoranti dalle 18, che però a Natale, Santo Stefano, primo e 6 gennaio saranno aperti a pranzo, su insistenza di Davide Faraone di Italia viva, con il limite probabile dei quattro commensali.
Ristoranti chiusi negli hotel a Capodanni
La novità di ieri, a termine del lungo vertice a Palazzo Chigi tra Giuseppe Conte e i capidelegazione di maggioranza, è stato il divieto di uscire dal proprio Comune di residenza il 25 e il 26 dicembre e il primo gennaio, come anticipato da Repubblica. Ora ce n’è un’altra: la chiusura dei ristoranti negli alberghi per la serata di Capodanno: per i clienti solo servizio in camera. Un modo per evitare un escamotage a cui molti stavano ricorrendo per festeggiare l’ultimo dell’anno fuori casa.
Coprifuoco alle 22 e ristoranti chiusi la sera
Tra le misure che dovrebbero essere confermate nel nuovo DPCM c’è il coprifuoco fissato alle ore 22, fino alle 5 del mattino successivo se non per motivi di necessità, lavoro o salute, anche a Natale. Fino alle 7 a Capodanno: a rischio quindi il cenone della vigilia anche nelle case in modo da evitare tavolate tra parenti e spostamenti vari. I bar e ristoranti chiuderanno alle 18 come avviene ora anche nelle regioni gialle e come dovrebbero diventare tutte le altre entro le festività. Ma potranno restare aperti per il pranzo di Natale e Santo Stefano, 1 e 6 gennaio.
Messe natalizie entro le 20
Con il coprifuoco confermato alle 22, le messe natalizie inizieranno entro le 20. “Si dovrà concludere presto entro l’orario per rientrare a casa per il coprifuoco alle 22. Quindi verso le 20.30. È una decisione presa in accordo con la Cei, la quale ha capito perfettamente l’esigenza”, ha precisato la sottosegretaria dem alla Salute Sandra Zampa, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7.
Negozi aperti fino alle 21
Potrebbe essere spostato alle 21 l’orario di chiusura dei negozi questo per permettere di allungare lo shopping natalizio, con ingressi sempre contingentati per evitare gli assembramenti. I centri commerciali saranno aperti nei fine settimana fino al 20 dicembre, ma chiusi nelle festività natalizie.
Chiuse le piste da sci
Niente vacanze di Natale sulla neve. Il governo è intenzionato a non consentire l’apertura degli impianti sciistici per il rischio assembramenti. Il ministro Speranza ha ribadito: il problema non sono gli impianti, ma le situazioni di socialità che inevitabilmente verrebbero a crearsi.
Crociere vietate
Vietato il Natale sulle piste da sci ma anche in crociera. Il governo ha deciso di proibire i viaggi sugli hotel del mare.
Quarantena per chi torna dall’estero
Dal 20 dicembre potrebbe scattare la quarantena per chi torna dall’estero, una misura pensata soprattutto per chi voglia andare a sciare in Svizzera – che ha tenuto le piste aperte – o in Paesi dell’Unione europea, come Slovenia.
I nodi da sciogliere
Tra i nodi da sciogliere, c’è sicuramente la questione della scuola. Il premier insiste per riaprire le superiori il 14 dicembre. Ma non trova tutti d’accordo: le lezioni torneranno in presenza con ogni probabilità dopo l’Epifania, ossia il 7 gennaio. Nel prossimo DPCM ci saranno misure “per un graduale rientro a scuola al quale stiamo lavorando in queste ore”, ha garantito la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina all’incontro col Forum degli Studenti e i coordinatori regionali delle Consulte studentesche. Mentre Zampa commenta: “Le scuole superiori potrebbero riaprire a metà dicembre, ci sono discussioni in corso. Per me sarebbe meglio aprirle a gennaio, dobbiamo prima progredire nei risultati perché l’obiettivo non è stato ancora raggiunto”.
Altro tema che fa discutere, soprattutto all’interno della maggioranza, sono i ricongiungimenti familiari con eventuali deroghe negli spostamenti tra regioni, rigorosamente vietati dal 21 dicembre al 6 gennaio. Al momento sembra prevalere le linea dura: vietato viaggiare per ricongiungersi con i parenti nei luoghi in cui non si è residenti “salvo ragioni di necessità come assistere un genitore solo, che richiederanno l’autocertificazione – come spiega il sottosegretario dem alla Salute, Sandra Zampa, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7 -. E due congiunti che abitano in due regioni diverse ma gialle e partono prima del 20 dicembre, potranno vedersi”.
E per restare in famiglia, l’altro dibattito in corso è sul numero di persone a tavola durante le feste: la raccomandazione che prevale è quella di pranzare e cenare solo con i conviventi, è la stessa Zampa a precisare: “Non indicheremo limiti per il numero di persone a tavola ma sconsiglierei di aprire ai non conviventi. Aiutarsi questa volta significa rinunciare a vedersi”.
Le tensioni nella maggioranza
Un lungo braccio di ferro nella maggioranza sulle nuove misure anti Covid che dovrà approvare a breve il governo. Dopo l’incontro di ieri tra Conte e i capigruppo, nella una successiva riunione con i capi delegazione è emersa la necessità di adottare un atteggiamento più rigido sulle eventuali aperture. Di qui le tensioni che hanno animato la riunione di questa mattina al Senato dove un fronte composto da esponenti di Italia viva ma anche da alcuni del Partito democratico sosteneva la necessità di una risoluzione parlamentare che impegnasse il governo su alcuni punti, come la possibilità per i ristoranti di restare aperti nei giorni delle feste. Così la decisione di virare su una risoluzione che, sul DPCM, fa proprie le posizioni del ministro Speranza. “Senza consistenti limitazioni dei movimenti – ha spiegato il ministro – un cambio sostanziale delle nostre abitudini e un rigoroso rispetto delle regole di sicurezza, la convivenza con il virus fino al vaccino è destinata al fallimento. Massima prudenza, dunque”. Una scelta che ha creato qualche malumore fra quanti, nella maggioranza, chiedevano di permettere, assieme all’apertura dei ristoranti, gli spostamenti fra comuni e i ricongiungimenti familiari. Come Andrea Marcucci, ex renziano ora capogruppo Pd: “Abbiamo chiesto attenzione sui ricongiungimenti familiari di primo grado anche fra regioni diverse”. Un posizione, quella di Marcucci, che porta il segretario nazionale Nicola Zingaretti a ribadire la linea ufficiale del Pd: “Condivido le scelte in merito alle festività compiute dal Governo e illustrate da Speranza al Senato. Se vogliamo tornare a vivere non possiamo in alcun modo vanificare gli sforzi fatti in queste settimane dagli italiani”. In serata, la presa di posizione di Dario Franceschini, capo delegazione dei dem al governo in linea con Zingarettu: “Io condivido la linea del ministro Speranza, che è il frutto di un confronto approfondito nel governo e parte della certezza che solo sacrifici durante le vacanze natalizie potranno evitare una terza ondata di contagi”.
Toti: “Alcune misure del DPCM non hanno senso”
“Se quello che sento sul DPCM è vero, prevedo una notte e mattinata davvero difficili. Chiudere gli spostamenti tra regioni e comuni e tenere aperti alberghi e ristoranti di montagna non ha alcun senso, non avranno clienti. Con i Comuni chiusi non si può fare nulla”. Reagisce così il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, ospite a ‘Stasera Italia’, davanti alle misure restrittive che potrebbero essere contenute nel decreto in arrivo. “Nessuna regione è scriteriata e vuole aprire tutto, ma sappiamo quanto valga socialmente il Natale per gli italiani. Anche a livello religioso ed economico: 20 giorni del Natale valgono 3 mesi per il commercio. Abbiamo chiesto un impianto misurato che tenga conto delle difficoltà del paese, abbiamo chiesto molte cose al Governo, soprattutto abbiamo chiesto equilibrio – ha osservato il presidente della Regione Liguria – Alcune cose, indiscrezioni sul nuovo DPCM, proprio non le capisco. Spiegatemi perché un cittadino di una regione gialla non possa andare a festeggiare il Natale con un proprio familiare in un comune accanto? Non ha alcun senso”.
La bozza del DPCM
La bozza del DPCM con le nuove misure per il contrasto al contagio da Covid deve essere inviata alle Regioni perché abbiano tempo per formulare rilievi prima della firma del premier Giuseppe Conte, attesa nel pomeriggio di domani, giovedì 3 dicembre. Il testo, che tradurrà in norma le misure illustrate oggi alle Camere dal ministro della Salute Roberto Speranza, dovrebbe essere inviato alle Regioni dopo il Consiglio dei ministri di questa notte. Raccolti, nella giornata di domani, i rilievi delle Regioni, il governo dovrebbe fare un’ultima messa a punto della bozza, perché Conte la possa firmare nel pomeriggio e il testo possa essere pubblicato in Gazzetta ufficiale in serata o comunque entro la mezzanotte. Le misure saranno così in vigore dal 4 dicembre.
FONTE: La Repubblica