La “Rubrica di Angelita” su Rietinvetrina, in collaborazione con il Centro Antiviolenza Angelita di Rieti, ogni quindici giorni affronta i temi legati alla violenza di genere e su minori.
Di seguito l’articolo a firma di Silena D’Angeli (nella foto), presidentessa Centro Antiviolenza Angelita:
«Se questa ragazza si fosse stata a casa, se l’avessero tenuta presso il caminetto, non si sarebbe verificato niente»
«Signori miei, una violenza carnale con fellatio può essere interrotta con un morsetto. L’atto è incompatibile con l’ipotesi di una violenza. Tutti e quattro avrebbero abbandonato nella bocca della loro vittima il membro, parte che per antonomasia viene definita delicata dell’uomo»
«Che cosa avete voluto? La parità dei diritti. Avete cominciato a scimmiottare l’uomo. Voi portavate la veste, perché avete voluto mettere i pantaloni?»
Processo per stupro, 1979
Se una donna si comporta bene, non può essere violentata. Se non porta i segni della violenza, allora era consenziente. Il documentario Processo per stupro venne mandato in onda per la prima volta dalla Rai nel 1979: per gli spettatori fu sconvolgente vedere come in un’aula di tribunale il «disonore» si poteva spostare poco a poco dal presunto aggressore alla presunta vittima.
Questa scena dei lontani anni ’80 ancora è attuale, se ti hanno violentato non è colpa tua, però sei stata un po’ ingenua! Pensare che sia la donna a doversi preoccupare di non essere violentata, invece che intervenire perchè le violenze non si verifichino, è cultura dello stupro.
Nel nostro Pase persiste il pregiudizio che addebita alla donna la responsabilità della violenza sessuale subita per modo di vestire o sotto effetto delle droghe. Il 39% degli intervistati, target 40-70 anni , ritiene che una donna sia perfettamente in grado di sottrarsi ad un rapporto sessuale se davvero volesse.
Secondo l’ultimo sondaggio dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali, una donna su venti in Europa è stata stuprata a partire dall’età di quindici anni, un dato che, a oggi, avrebbe prodotto all’incirca 9 milioni di stupri.
Nemmeno le leggi sono ancora adeguate: da uno degli ultimi report di Amnesty sul tema, emerge che le leggi della maggior parte degli Stati europei non considerano seriamente questo reato e non riconoscono che un rapporto sessuale privo di consenso sia uno stupro.
Solo Belgio, Irlanda, Germania, Svezia, Inghilterra e Galles, Scozia, Irlanda del Nord, Cipro, e Lussemburgo, definiscono lo stupro sulla base dell’assenza di consenso. Tra gli assenti c’è anche la Danimarca che ha un gravissimo problema con la cultura dello stupro e l’Italia. Sebbene Roma abbia firmato il Trattato di Istambul nel 2013, mancano le norme che stabiliscono quando un rapporto è consensuale e quando non lo è.
Come denuncia Amnesty, è proprio l’assenza del “consenso” tra le condizioni previste dal codice penale italiano che rischia di lasciare gli stupratori impuniti, dati sconfortanti che dimostrano quanto, se da un lato la cultura dello stupro è ancora tutta da decostruire, quella del consenso è invece ancora tutta da fare. Ciò significa che nessuno può obbligare nessuna a fare sesso, che nessun uomo ha il permesso di abusare di una donna perché aveva un abito piuttosto che un altro. Una donna non dice “NO” per dire “SI”; nel 2020 la cultura dello stupro dovemmo già averla estirpata, invece siamo qui a parlarne.
Con la cultura dello stupro infatti sono indicate diverse forme di violenza anche se non strettamente fisica: battute sessiste, colpevolizzazione della vittima, slut-shaming ovvero il processo attraverso il quale le donne vengono attaccate e giudicate colpevoli di trasgredire.
I codici di condotta sessuale, la banalizzazione dello stupro in carcere, fino ad arrivare agli adesivi che incitano a stuprare Greta Thunberg.
INFORMAZIONE, FORMAZIONE…PREVENZIONE , occorre fare questo per migliorare la situazione attuale.
Occorre promuovere la sensibilizzazione nella prevenzione della violenza di genere tramite l’educazione tra pari, partendo già dalle scuole elementari. Importanti i programmi di finanziamento dell’Unione Europea e del Governo che danno priorità alla prevenzione primaria mirando a fornire ai giovani le conoscenze e le competenze necessarie per vivere una vita sana e più responsabile.
La mostra sullo stupro “ COME ERI VESTITA” allestita fino al 31 Dicembre c/o il Centro Antiviolenza Angelita è il regalo per Natale che ognuno dovrebbe fare a se stesso ed ai propri figli affinchè si sottolinei che il “NO” è “ NO” e che la minigonna non è il pass per la violenza sessuale.