“L’Esecutivo nazionale della UIL Scuola, riunito in remoto in data 12 novembre 2020,approva la relazione introduttiva e le conclusioni del segretario generale, arricchite dal dibattito ampio ed approfondito e conferma le posizioni politiche dalla segreteria nazionale, adottate in coerenza con il documento dalla conferenza nazionale dei segretari regionali del giorno 29 ottobre che è parte integrante del presente documento.
La politica del MI, tesa a dividere piuttosto che unire, ha determinato, attraverso una procedura frettolosa e di dubbia legittimità, una divisione dei sindacati, chiamati a valutare e sottoscrivere ad horas, un contratto integrativo sulla didattica a distanza. Le incongruenze non sono formali ma sostanziali:
• in primo luogo la legge di conversione del decreto legge fa riferimento alla Dad, Didattica a Distanza, ideata dagli insegnanti in piena emergenza, a scuole chiuse e non alla Didattica Digitale Integrata.
• La didattica digitale integrata, invece, è quella che si svolge a scuole aperte, in questo momento di nuova emergenza pandemica, inapplicabile. E’ una modalità di lavoro (contrattuale) introdotta surrettiziamente da linee guida ministeriali (atto amministrativo) senza un supporto legislativo (dibattito parlamentare) che ne legittimi il quadro normativo di riferimento e l’avvio del confronto negoziale.
• L’applicazione della didattica integrata, come elemento complementare e non sostitutivo della didattica in presenza, sta avendo applicazioni diverse nelle regioni italiane a seguito delle decisioni assunte dai Governatori in contrapposizione con il ministro.
• E’ da inserire in questo contesto la legge n. 41/2020 che definisce l’obbligo di garantire la didattica a distanza ma nell’ambito della emergenza e solo nel caso del perdurare dell’emergenza e di comporre con le organizzazioni sindacali rappresentative (un regalo all’Anief ) un contratto integrativo che definisse diritti ed obblighi del personale.
• La legge ha stabilito di contrattare la DAD che è altra cosa. Un’inaccettabile regionalizzazione mascherata da emergenza
Questa confusione sta contribuendo a determinare inaccettabili invasioni di campo da parte dei Presidenti di Regione, che stanno entrando nell’organizzazione interna delle singole scuole autonome. Ad esempio, in Puglia, si dà facoltà alle famiglie di scegliere la DDI come se fosse un nuovo ordinamento scolastico e non un’articolazione delle lezioni in presenza che riguarda solo le scuole secondarie di secondo grado, trasformando l’istruzione in servizio a domanda individuale.
Un conflitto tra competenze dello Stato e Regioni che sta determinando di fatto un’intrusione delle Regioni in una materia riservata allo Stato e in particolare alle singole scuole autonome. Già questo basterebbe a riconsiderare l’intera vicenda che interessa la frattura sindacale perseguita dal MI. Siamo in presenza di un contratto per adesione più che di altro. La rapidità è un pregio, la fretta un guaio. Un testo contrattuale pieno di lacune
Entrando nell’analisi dei presupposti di merito nel testo dell’ipotesi contrattuale vengono travolti i principi elementari di tutela dei lavoratori con una confusa sovraesposizione dei doveri, senza nessuna garanzia di diritti lavorativi che meritano di avere risposte e tutele.Restano senza risposte problemi che attengono alle responsabilità dei docenti e dei dirigenti per una materia che va trattata con molta attenzione. A problemi complessi non si può rispondere in modo semplicistico.L’abitazione è un luogo di lavoro? E’ ambiente educativo? Un’ora di lezione in presenza equivale ad un’ora on line? La sicurezza come viene configurata? E la privacy? Come si garantisce la vigilanza? E gli infortuni sul lavoro? Come si garantisce la proprietà intellettuale? Le piattaforme private sono sicure? Sono alcuni dei temi professionali, etici e organizzativi a cui vanno date risposte adeguate. Non si può operare una trasposizione della didattica in presenza tout court in didattica integrata. La disintermediazione e i tentativi ministeriali di divisione dei sindacati
L’Esecutivo respinge la politica divisiva perseguita sistematicamente dalla ministra e invita tutte le organizzazioni sindacali a riportare al livello dei lavoratori il confronto sui contenuti del contratto. Ciò consentirebbe di rimettere al centro il valore ed il ruolo della intermediazione sociale che il sindacato moderno deve saper fare anche con nuovi modelli di relazione e confronto con la propria base.
L’esecutivo impegna tutti i livelli organizzativi a contrastare lo storytelling populista, che solo in apparenza mette la scuola al centro di ogni dibattito, ottenendo l’obiettivo opposto, confondendo la consapevolezza dei fatti e la stessa realtà con una percezione unilaterale che ricade più gravemente sulla vita delle scuole, peggiorandola, su insegnanti, dirigenti e personale Ata. Il combinato disposto della frattura sindacale e del conflitto istituzionale avranno effetti rovinosi per il futuro del paese e sugli stessi lavoratori, facendo arretrare di decenni il cammino dei diritti e del lavoro.
Scuole aperte, se sicure
La scuola non può essere terreno di scontro politico. Non è campo di battaglia politica, ancor di più nell’emergenza sanitaria. Le scuole devono essere aperte se sono luoghi sicuri per studenti, lavoratori e famiglie.Vanno riconosciuti i ruoli dei diversi soggetti istituzionali superando i conflitti tra stato e regioni che creano difficoltà enormi nell’intero sistema fino a far retrocedere la scuola e l’istruzione da funzione dello Stato, secondo una missione costituzionale, ad una visione pericolosamente riduttiva di servizio alla persona. La partecipazione come antidoto alle trappole dei conflitti politici
L’Esecutivo sottolinea che il sindacato deve evitare di cadere nelle continue trappole lanciate da una politica inconcludente, uscire dallo scontro ed aprire il confronto culturale e sociale sulla scuola con l’intera società. Occorre guardare con grande attenzione ad una svolta culturale, ad un dibattito allargato sulla scuola; l’Esecutivo investe la Segreteria nazionale per un’iniziativa che metta al centro i valori di riferimento su cui la Uil Scuola ha da sempre improntato la propria azione in favore della scuola statale di questo Paese che sta registrando una deriva dirigista e populista che non merita.
La partecipazione vale come per rendere protagonista la comunità educante troppo spesso e ingiustamente sacrificata ad interessi diversi da quelli di natura collettiva. E’ obiettivo importante, ne va della tenuta stessa della democrazia di questo Paese.
Un referendum per decidere sul testo contrattuale. La parola ai lavoratori.
L’Esecutivo, infine impegna la Segreteria Nazionale a proporre ed eventualmente definire con tutti i sindacati firmatari del CCNL l’utilizzo dello strumento del referendum aperto a tutti i lavoratori della scuola per esprimersi sul CCNI sottoscritto da alcune sigle e non da altre.
Saranno i lavoratori a decidere. La Uil Scuola dichiara fin d’ora di assumere la volontà dei lavoratori alla base dell’unità sindacale che è un valore assoluto e serve a tutelare tutti i lavoratori. In questo modo sarà possibile anche contrastare la politica divisiva perseguita dal ministro. Documento Finale approvato dall’Esecutivo nazionale il 12 novembre 2020″. UIL Scuola