Finalmente abbiamo la verità sulla vicenda del bando di gara dei servizi sociali per il Centro disabili Rigliani di Spinacceto, una verità che il Comune di Rieti ed il suo Assessorato alle politiche sociali hanno volutamente ignorato per quasi tre mesi, lasciando per strada gli operatori sociali specializzati. Martedì, in una riunione istituzionale tenutasi presso l’Ispettorato del Lavoro di Rieti, la Ditta ‘aggiudicataria’ ha dichiarato che non è in grado di soddisfare la specifica condizione contrattuale, come da bando e capitolato di gara, consistente nel mantenimento dei livelli occupazionali.
Questo certifica il fatto che a tre mesi dal licenziamento degli operatori, il Comune di Rieti non riesce o non vuole far rispettare alle sue lobby interne ed alla ditta aggiudicataria il capitolo d’oneri, tanto che ad oggi, ben consapevole delle difficoltà economiche della ditta aggiudicataria, non ha provveduto a risolvere il contratto, non si preoccupa di restituire al servizio un minimo di tranquillità, permettendoci quindi di puntare decisamente il dito sul danno che ne deriva ai contribuenti, agli utenti ed alle casse comunali che pagano per non avere un servizio come richiesto, giocando sui destini dei più deboli, per mero calcolo di poltrone.
E’ tempo che ognuno si prenda le sue responsabilità e ne risponda anche per le conseguenze. In particolare, inoltre, questa vicenda poco edificante si aggiunge ad un complesso di provvedimenti, nello stesso settore delle politiche sociali, che hanno tutti la caratteristica dell’improvvisazione, della incuria per gli impatti che le azioni dell’assessorato comportano, su un sistema complesso di relazioni ed economie, che certo non possono essere gestite con l’arma dell’aggressione allo statu quo, della totale mancanza di trasparenza e correttezza negli atti amministrativi, con documenti che appaiono e scompaiono, doppie versioni degli stessi documenti, pubblicazioni sull’Albo pretorio a mesi di distanza dalle determinazioni, finti sopralluoghi ed ogni genere di altra incuria.
E’ ovvio che tutti si chiedono perché produrre un bando con caratteristiche di ‘urgenza’ quando in realtà il Centro di Spinacceto non soffriva di questa impellente ‘urgenza’? Perché turbare un equilibrio acquisito faticosamente negli anni, con duro lavoro di operatori ed amministratori, svolto con passione e competenza che sono necessarie per realizzare una comunità di assistenza? Perché stravolgere il sistema naturale delle cose, visto che la sede del progetto regionale del Centro Simonetta Rigliani è Spinacceto? Perché produrre un bando per un Centro che si dice essere inagibile? Perché mortificare operatori e professionisti con motivazioni che il tempo stesso ci restituisce deboli e mendaci? Perché ad oggi nessuno di coloro che ci rappresentano si è preso la briga di dare risposte vere rispetto a quella che si potrebbe definire una vicenda squallida di mobbing sociale e professionale?
Tutto ciò non è buona politica. Anche se il nostro appunto non ha nulla a che vedere con le ideologie, perchè con il termine Politica Sociale si fa riferimento ad una vasta gamma di politiche pubbliche che cambiano a seconda dei periodi storici. Ciò che rende ‘singolare’ il concetto di Politica Sociale è l’elevata influenza di agenti esterni che ne determinano la complessità, per cui esso non può avere un unico significato, in quanto soggetto a mutamenti storici, temporali e culturali, etc. Oggi, per esempio, si sta passando da una lunga epoca in cui si sono costruite e sviluppate le varie articolazioni tecniche, operative e di presidio del welfare ad una nuova fase in cui si devono affinare tutti gli aspetti di efficacia e di costo/beneficio dell’intervento pubblico, per esempio con lo sviluppo del privato sociale, in una società che è molto diversa da quella di 40 anni fa. Ma resta ferma l’esigenza di sviluppare questi cambiamenti in un’ottica di massima progressività, evitando impatti che vanno a gravare sulla carne viva della società, sia sotto il profilo degli utenti che sotto quelli del lavoro.
Per cui è automatico pensare che non esista una sola Policy o un solo settore di Politica Sociale. Per questo ci piace pensare alle Politiche sociali intese come quell’ insieme di interventi pubblici con scopi ed effetti variabili, che vanno da una più equa distribuzione sociale di risorse e opportunità, alla promozione di benessere e qualità della vita e che hanno lo scopo di ridurre o limitare le conseguenze sociali prodotte da altre politiche. Ci piace pensare che le Politiche Sociali rappresentano quella parte di politiche pubbliche che, con l’obiettivo di risolvere problemi e raggiungere risultati di carattere sociale, hanno a che fare con il benessere complessivo dei cittadini.
A questo punto sorge spontaneo chiedersi cosa intendiamo con il termine “benessere”. Forse vuol dire identificare e potenziare le risorse e le opportunità degli individui nei loro diversi status, con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita, restando a disposizione nelle varie fasi dell’esistenza di ogni cittadino.
Queste sono, a nostro avviso, le caratteristiche intrinseche che denotano se chi esercita il governo di questo fondamentale settore delle politiche abbia una spiccata sensibilità oltreché conoscenza e competenze, che devono mirare al bene del cittadino e che sono alla base di un buon ‘governo’ del sistema della coesione sociale. Tutte qualità che l’attuale giunta ed assessorato comunale non dimostrano affatto di avere.