Ricostruire le case storiche in pietra drammaticamente crollate con il terremoto del 2016, rispettando lo spirito di un tempo e garantendone la massima sicurezza antisismica è possibile.
A dimostrarlo, a quattro anni dalla tragedia di Amatrice, è lo studio SICURA coordinato dal Professor Gianmarco de Felice del Dipartimento di Ingegneria dell’Università Roma Tre che ha messo a confronto, attraverso la simulazione su tavola vibrante, gli effetti del terremoto del 2016 su un prototipo di muratura storica degli Appennini ricostruito con le pietre recuperate tra macerie delle frazioni di Accumoli e un altro identico ma rinforzato con una tecnologia innovativa. Nel secondo caso il muro non è crollato.
“Con questo progetto vogliamo dare risposte alle comunità locali che si apprestano a ricostruire le loro case e che hanno perso la fiducia nelle costruzioni tradizionali in pietra, dimostrando che esistono tecnologie adeguate per coniugare sicurezza e preservazione del patrimonio”, ha dichiarato Gianmarco de Felice, professore ordinario di Tecnica delle Costruzioni nel Dipartimento di Ingegneria dell’Università Roma Tre e titolare dei corsi di Costruzioni in Zona Sismica e Riabilitazione delle Strutture.
Coordinato dall’Università Roma Tre, il progetto ha visto il coinvolgimento del Dipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica di Sapienza Università di Roma, del Laboratorio Tecnologie per la Dinamica delle Strutture e la Prevenzione del Rischio Sismico e Idrogeologico del Centro Ricerche ENEA Casaccia. Il progetto è stato possibile grazie al finanziamento della Regione Lazio ed ha avuto il sostegno del Consorzio Interuniversitario ReLUIS nell’ambito di un progetto finanziato dal Dipartimento della Protezione Civile e si è avvalso della collaborazione e del supporto dell’azienda FIBRE NET SpA, come partner industriale.
DUE PROTOTIPI A CONFRONTO – Sono stati costruiti, dunque, due prototipi di murature storiche degli Appennini di circa quattro metri di altezza, spessore 50 cm, fabbricate con le pietre recuperate tra macerie delle frazioni di Accumoli (grazie al supporto del Centro Operativo Intercomunale Amatrice Accumoli) allettate con malta di calce del tutto simile a quella dei campioni rilevati sul campo.
Il primo è stato provato privo di rinforzo, il secondo invece è stato consolidato con una tecnologia innovativa data dalla combinazione di un intonaco rinforzato con una maglia in fibra di vetro sul lato interno e connettori trasversali per prevenire la disgregazione della muratura.
LA SIMULAZIONE DEL TERREMOTO – Le prove di simulazione sismica sono state eseguite sulla tavola vibrante del centro Enea Casaccia e la risposta sismica monitorata da speciali marcatori disposti sul prototipo il cui spostamento è stato acquisito con un sistema ottico innovativo, denominato 3DVision.
Come input sismico sono stati selezionati tre eventi della sequenza sismica del 2016 e precisamente le registrazioni di Norcia del 24 agosto 2016 con un picco di accelerazione di 0,35g; Castelsantangelo sul Nera del 26 ottobre 2016 con un picco di accelerazione di 0,53g e infine Amatrice del 30 ottobre 2016 con un picco di accelerazione di 0,52g. Tre eventi sismici diversi, in tre diverse località di tre diverse regioni italiane. Sono state riprodotte su tavola vibrante sia la componente EW sia la componente verticale delle registrazioni sismiche in una sequenza di intensità screscente applicando un fattore per scalare le accelerazioni via via crescente dal 20% al 140%.
I RISULTATI – Le prove eseguite sul campione non rinforzato hanno riprodotto i crolli del 2016 in una sequenza drammatica in cui la disgregazione della parete viene innescata dal distacco di alcune pietre della facciata seguito dalla fessurazione interna e alla rovinosa separazione dei due paramenti. I primi distacchi si sono verificati con i segnali accelerometri ridotti al 60% delle registrazioni reali e il crollo completo si è verificato con gli input sismici scalati all’80%. La massima accelerazione alla base è stata di circa 0.40g.
Le prove condotte sul campione rinforzato invece, hanno dimostrato la loro efficacia nel limitare il danneggiamento e incrementare la capacità sismica. Sono stati infatti ripetuti tutti i test già svolti sul campione non rinforzato senza alcuna lesione, fino alla serie di prove con input sismici amplificati del 120%. La parete avrebbe quindi resistito, senza danni, ai terremoti della sequenza sismica del 2016.