Roberta, sei quella stella destinata a non spegnersi mai

Certo che sarebbe stato davvero utopico il solo pensiero di poterti vedere nascondere il sorriso da una mascherina come stiamo facendo noi da cinque mesi a questa parte.

Quel tuo sorriso aveva la potenza di una valanga e la dolcezza del nettare di fiore. E sfumava nella malinconia del mare al tramonto.

Quel “noi” nel primo capoverso marca una distanza ultraterrena, una distanza forse siderale, oppure di un semplice angolo poco illuminato dal quale osservi i tuoi cari, una tua silenziosa supervisione. Chissà! Da tre anni non sei più tra la gente.

Ci si perde di vista anche qui, tra le strade trafficate bagnate dalla pioggia, come è capitato con te, ma questo, certo, non significa dimenticare né cancellare. La vita fa così, a volte mischia le carte e controlla le puntate dei giocatori, ma poi i veri valori restano. Probabilmente siamo più vicini oggi, attraverso il semplice ma importante pensiero, che quando si attraversava da un marciapiede all’altro per salutarsi.

Scrivere di te e di ciò che ci hai lasciato è l’omaggio ad una ragazza (donna) che ci ha insegnato a credere nei propri sogni, molto più di quanto ci possano aver insegnato tanti filosofi. Questa vita è giudice senza patria né colore, che non guarda in faccia, ma che ci regala nel suo frenetico ed incontrollabile tourbillon, sedimenti di bellezza. Come il tuo sorriso.

Era raro vederti triste. Quel sorriso aveva in sé la lotta contro le delusioni, la frustrazione per la sfortuna, la tenerezza di una sognatrice, che sulle tavole del teatro ha iniziato a far volare quell’anima intrisa di talento e passione. Eri brava!

E lo sei stata ancor di più nel lasciarci sulla strada, piccole tracce di te, un pò qua e un po’ là, come un pollicino teatrante che nuotava in una vita sempre in alta marea. Ma tu avevi il sole dentro e sapevi riscaldarti dal freddo.

Mentre scrivo penso sia più corretto parlare di te omettendo del tutto l’imperfetto, tempo verbale indefinito, ma che di certo ci ribalta nel passato. E questo non è giusto.

È più bello parlare di te al presente, perché sei oggi quello che sei stata ieri e sarai domani, nonostante questo mondo si stia sgonfiando come un pallone bucato, nonostante le mascherine ci coprano i sorrisi, nonostante la morte rincorra la vita ad acchiapparella, nonostante quel palco che all’apertura del sipario rimane vuoto. Perché tu sei stata, ma sei ancora oggi per noi, e sarai per sempre per chi ti vuole bene.

Cara Roberta, la tua missione su questa terra l’hai compiuta con maestria, solerzia, forza ed allegria: donare ad ognuno di noi (che spesso pensiamo a te) un po’ di quella farfalla leonessa tirata giù dal palco della vita a forza, controvoglia, vigliaccamente. E se stasera una stella cadrà ad illuminare il cielo, quella sarà ancora una volta il tuo sorriso.