“Purtroppo lei non ha un figlio e suo marito è vecchio”. La descrizione della donna di Sunem è impietosa, ma fa emergere – per contrasto – il coraggio della sua accoglienza, in mezzo a circostanze obiettivamente difficili.
Anche noi siamo nel bel mezzo di una crisi. Ci siamo ritrovati all’improvviso poveri e invecchiati da una serie di limitazioni comprensibili, ma che ci hanno penalizzato. Eppure la festa di sant’Antonio, ha fatto emergere cose che andranno sviluppate nei prossimi anni.
La prima? Non è stata possibile la benedizione dei bambini e allora è stata la reliquia di S. Antonio che ha fatto il giro delle parrocchie per incontrare i piccoli con le famiglie. I frati e la Pia Unione si sono inventati un’altra cosa: più agile e più estroflessa. Accogliere significa fare il primo passo e non attendere al varco. Anche il Vangelo tornerà ad essere interessante se chi lo annuncia non se ne sta imbronciato, a braccia conserte, ma si sbilancia e rischia con qualche proposta verso gli altri.
La seconda? Sono mancati i fuochi, la musica, il cioccolato caldo, le cene. Ma non è mancato la cosa più importante e, cioè, la solidarietà. S. Antonio è vestito senza l’oro e solo col saio, perché quel che è stato raccolto implementerà il Fondo S. Barbara che sta già aiutando centinaia di famiglie. Anzi, verrà creato un altro Fondo, non senza l’aiuto di altri soggetti, come Fondazione Varrone e Caritas italiana, con l’obiettivo di aiutare le piccole imprese, con speciale attenzione a quelle dei giovani. Si chiamerà: ”Il pane di sabnt’Antonio”. La ricchezza più importante, infatti, non è quella che si conserva nel privato, ma quella che si fa circolare nel sociale. Non è forse questo il senso delle parole di Gesù: “Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà”?
La terza? Gli anziani insieme ai bambini sono stati i più colpiti dal Coronavirus. Ma proprio i nonni e i nipotini – l’Alfa e l’Omega della vita – sono stati i silenziosi ed ammirati ‘devoti’ in questa splendida Basilica di Sant’Agostino. Le generazioni che si avvicendano dicono la vita. In questo senso i Centri estivi delle scuole cattoliche e le Case di riposo sono due segni di vitalità per tutta la comunità.
Sant’Antonio è raffigurato col giglio, il pane e il bambino. Il giglio è la sobrietà di chi vive senza strafare con autenticità; il pane è la solidarietà di chi condivide e non si lamenta soltanto; il bambino è la generatività per dire che la vita va oltre noi stessi, se accettiamo la promessa del Maestro: “Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità, io vi dico, non perderà la sua ricompensa”. E così la vita si apre al futuro, oltre il presente.