E’ stata pubblicata recentemente sulla prestigiosa rivista internazionale Cancers, la ricerca fatta dal Ce.Ca.Re.P ( Centro Oncologico di Ricerca e Prevenzione della Provincia di Rieti dal titolo: “Src Family Kinases as Therapeutic Targets in Advanced Solid Tumors: What We Have Learned so Far”, realizzato in collaborazione con i colleghi del Dipartimento di Scienze Cliniche Applicate e Biotecnologiche dell’Università degli Studi de l’Aquila.
Grazie agli sforzi dell’ALCLI “Giorgio e Silvia”, che finanzia e partecipa attivamente al progetto, e del Polo Universitario di Rieti “Sabina Universitas”, che ha messo a disposizione del Ce.Ca.Re.P. personale e sofisticate attrezzature di cui sono dotati i propri laboratori, è stato possibile raggiungere questo primo importante traguardo. Inoltre, diversi sono gli studi che in questo momento vengono condotti dai ricercatori del Ce.Ca.Re.P. e che potrebbero portare al raggiungimento di altri importanti traguardi scientifici.
In particolare è stato pubblicato di recente lo studio che evidenzia le ultime ricerche scientifiche che hanno come oggetto “Src” , membro principale di una famiglia di geni (SFKs) che contribuiscono a regolamentare la crescita cellulare e che controllano molteplici vie di segnalazione nelle cellule animali.
E’ stato dimostrato, infatti, che l’attivazione delle SFKs gioca un ruolo importante nei tumori solidi: promuove la crescita tumorale e la formazione di metastasi a distanza.
Diversi farmaci indirizzati verso le SFKs sono stati sviluppati e testati in modelli preclinici e molti di essi hanno raggiunto con successo l’uso clinico nei tumori ematologici.
Sebbene nei tumori solidi gli inibitori delle SFKs abbiano costantemente confermato la loro capacità di bloccare la progressione delle cellule tumorali in diversi modelli sperimentali, il loro utilizzo negli studi clinici ha rivelato complicazioni inattese.
Ad oggi, affermano i ricercatori, non si conoscono molecole biologiche efficaci per l’inibizione di Src in clinica, e questo perché quelle suggerite fino ad ora sono tecnicamente difficili da rilevare o soggette ad una eterogeneità inter- e intra-tumorale estrema.
Al fine di superare questo problema, gli autori dello studio suggeriscono che una probabile strategia possa essere rappresentata dall’utilizzo di molecole surrogate che possano offrire la possibilità di monitorare nelle cellule tumorali lo stato degli effettori a valle di Src.
Questo approccio, oltre a consentire la valutazione dell’effettiva azione del farmaco nelle cellule tumorali, potrebbe anche consentire di monitorare, a livello, individuale l’inibizione di una via di segnalazione a valle associata alla progressione del cancro.