<<La didattica a distanza non può essere il futuro della scuola. Politici e sindacati raccolgono l’appello degli intellettuali contro la prospettiva di un “modello in remoto” presentato su La Stampa da Massimo Cacciari ed il giudizio è sostanzialmente unanime. Per tutti la tecnologia è solo uno strumento in più da usare. Nelle aule,però, nessun tablet o computer può sostituire il rapporto diretto con gli insegnanti e la socialità che la scuola offre.
Nell’appello firmato da sedici esponenti della cultura viene denunciato il rischio che quello che ha imposto l’emergenza causata dal coronavirus diventi quotidianità, cioè che si vada verso una definitiva e irreversibile liquidazione della scuola nella sua configurazione tradizionale. Sulla questione sollevata dai sedici è intervenuto Pino Turi(Uil Scuola) che ha tenuto ad evidenziare che “ finalmente c’è qualcuno che reagisce alla omologazione. Sulla didattica a distanza sono sempre stato cauto, anche se debbo ammettere che essa è stata l’unico modo per stare vicino ai ragazzi. Ora basta.
Si è usata nella emergenza ma non è succedanea, tutto al più complementare. Allarga le diseguaglianze e i docenti si sono accorti che i bambini sono in imbarazzo; dopo un entusiasmo iniziale c’è un calo di apprendimento. Pensare di essere moderni perché si usa il digitale lo trovo riduttivo”.
R.M.