Ospedale vecchio e chiesa di Sant’Antonio Abate tra i luoghi del cuore FAI da poter votare

Il FAI – Fondo Ambiente Italiano ha dato il via alla decima edizione de “I Luoghi del Cuore”, dal 6 maggio al 15 dicembre 2020. I cittadini possono votare i luoghi italiani che amano di più e vorrebbero vedere tutelati e valorizzati.

Al centro di Rieti vi è un luogo misterioso, da molti decenni non più visitabile, un complesso che nasconde al suo interno spazi suggestivi dalle grandi potenzialità per un riuso polivalente. Oggi è un luogo silente ma per 700 anni è stato parlante, luogo della vita e della morte di una intera comunità: è l’Antico ospedale cittadino con la sua chiesa dedicata a Sant’Antonio Abate. (Per votarli ENTRA QUI)

Nel Medioevo nascono a Rieti diversi Ospedali vocati alla cura e all’accoglienza di forestieri. La presenza di ben cinque papi in città tra il XII e XIII secolo determina anche la presenza di S. Francesco per la cura degli occhi. L’ospedale fu fondato nel 1337 dai padri Antoniani; seguirono l’ordine del Fatebenefratelli nel 1619 e le suore Camilliane nel 1906. Esso fu il centro delle sofferenze cittadine durante la famosa pestilenza del 1656 e il colera del 1837, temi quanto mai attuali! Nel 1906 divenne l’Ospedale civile e nel 1972 fu chiuso. Una parte di esso fu adibito a scuola fino all’abbandono definitivo a causa di uno dei tanti terremoti che flagellano queste valli.

Negli anni ‘70 la chiesa divenne per breve tempo magazzino comunale; successivamente fu vandalizzata e depredata dei suoi arredi e dipinti sei-settecenteschi. Da allora è in balia del degrado, dell’oblio, dell’abbandono. Dell’originario genius loci resta l’uso di un piccolo ambiente da parte della Croce Rossa Italiana. L’isolato si snoda intorno ad un elegante cortile tardo-cinquecentesco. L’antico ospedale consta di grandi padiglioni, scale, saloni e due antichi stenditoi per circa 5,000 mq, chiesa e giardino pensile che affaccia sulla duecentesca chiesa di S. Agostino ed il fondale del Terminillo, cartolina del territorio. L’immobile incastona la grande chiesa del Barozzi, la cui autografia fu confermata in occasione dell’ultima mostra sull’artista tenutosi nel 2002 a Vignola.

Tutte queste trasformazioni non hanno intaccato la suggestione del luogo; restano ben visibili nelle stratificazioni delle murature preesistenze romane del III sec. a.c., coperture del tardo medioevo fino a quelle tardo cinquentesche del grande architetto Jacopo Barozzi detto il Vignola che disegnò la nuova chiesa, ampliando quella originaria nel 1570 e i cui lavori proseguirono fino al 1620 anno della consacrazione. Fu dichiarata inagibile dal sisma del 1997; rispecchia l’impostazione tridentina del modello del Gesù di Roma disegnata dallo stesso Vignola. La facciata è scandita secondo una precisa grammatica architettonica: sei paraste, disegnano verticalmente la superficie e rispondono al rapporto di 1:10 dettato dal Vignola nel suo trattato Regola delli cinque ordini d’architettura. Al centro di essa un portale di gusto tardo-manieristico; un timpano triangolare è inscritto a sua volta in uno curvilineo. Superiormente un’elegante decorazione a nastro doveva ospitare una targa; ai lati del portale sono scavate due nicchie.

Il registro superiore della facciata lascia visibile un arco di scarico ispirato all’architettura termale romana e michelangiolesca. L’invaso ha sei cappelle laterali; la pavimentazione ha ancora il cotto originale con disegni geometrici. L’altare maggiore è sopraelevato e barocco ed ornato da tre statue in gesso che rappresentano al centro S. Antonio Abate, ai lati S. Bernardo e S. Balduino da Rieti. Le cappelle laterali conservano gli antichi altari. Le relative pale d’altare erano ancora in loco negli anni ‘70 come la fastosa cantoria settecentesca dell’organo. Nelle specchiature del portone ligneo un quattrino incastonato del 1691 coniato sotto il pontificato di Innocenzo XII, indica un rinnovato fervore decorativo e forse un ex-voto dopo la piaga del secolo. Essendo Rieti una città dalla forte tradizione contadina la benedizione degli animali era molto sentita, tant’è che ogni anno il 17 gennaio, festa di S. Antonio abate, da lì ancora parte il corteo del Carnevale con la sfilata dei cavalli infiocchettati.