Il mondo è cambiato dopo questa pandemia e anche il nostro approccio ai problemi che andremo ad affrontare non può restare ancorato a logiche superate e vecchi schemi.
Lo abbiamo compreso all’inizio di questa emergenza che ci ha messo di fronte a un modello di sanità da ripensare, lo stiamo comprendendo ogni giorno con i nostri comportamenti quotidiani che inevitabilmente si devono adeguare alle nuove necessità che l’emergenza sanitaria impone e dobbiamo prenderne atto anche in altri settori e attività prima di tutto l’istruzione.
Perché come è doveroso e sacrosanto mettere in campo ingenti investimenti per rafforzare e rendere più efficiente il nostro sistema sanitario, lo è altrettanto pensare una sorta di piano Marshall per l’istruzione che permetta di avere in brevissimo tempo una scuola rispondente alle esigenze che questa nuova fase richiede.
Da una parte è necessario implementare e rafforzare la didattica a distanza, andando a contrastare i fenomeni di digital divide, non solo geografici ma anche sociali (non si tratta solo di portare la banda ultraveloce in tutta Italia ma anche di dare la possibilità alle persone e le famiglie in difficoltà, che non se lo possono permettere, di avere la possibilità di connettersi), e questo può andare benissimo per supportare soprattutto la didattica delle scuole superiore, con i ragazzi dai 14 anni in su che sono più autonomi.
Dall’altra bisogna prendere atto che questi strumenti e metodologie non sono propriamente adatte per gli studenti più piccoli, soprattutto quelli che stanno imparando a leggere, a scrivere e a far di conto per i quali le lezioni frontali sono imprenscindibili senza contare che la didattica a distanza per le elementari ma anche le medie costringerebbe le famiglie a trovare soluzioni per non lasciare i bambini da soli a casa.
Per dare una risposta serie e concreta e che soprattutto salvaguardi il diritto di tutti di avere una istruzione adeguata saranno necessarie nuove assunzioni e soprattutto nuovi spazi per consentire di rispettare le nuove regole.
Mi sembra evidente che si dovrà andare a recuperare, ove possibile, il patrimonio scolastico esistente ma soprattutto, e penso alla mia provincia e a tutte altre aree interne del Paese, il nuovo sistema dovrà abbandonare gli attuali criteri di dimensionamento scolastico permettendo in molti piccoli comuni di riaprire già a settembre plessi recentemente chiusi che sono ancora in perfette condizioni.
La riapertura delle scuole andrebbe ad inserirsi e accelerare quella strategia di potenziamento dei servizi nelle aree interne che, insieme alla messa in discussione del modello ad alta intensità abitativa delle grandi città, potrebbe invertire quella tendenza allo spopolamento dei nostri borghi cui purtroppo abbiamo assistito negli ultimi anni.