Assistenza medica ed infermieristica preclusa, nelle ore notturne, per gli oltre 300 detenuti e per le decine gli agenti di polizia penitenziaria del carcere di Rieti, quello che è stato definito il fiore all’occhiello del sistema penitenziario regionale.
Lo ha denunciato, in una conferenza stampa, il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni secondo cui, "è già successo che, in casi di necessità e di urgenza, agenti ed gli operatori siano costretti a ricorrere alla guardia medica del capoluogo reatino o, nelle situazioni più gravi, al 118. Ma, questo, è un sistema di emergenza che non può funzionare, visto che nei casi di necessità ogni minuto è essenziale per salvare la vita di una persona".
La mancanza dell’assistenza notturna è da addebitarsi alle carenze di
Si registra un turno di guardia medica dalle 14.00 alle 20.00. Il
La ASL ha richiesto, con diverse note alla Regione, la concessione di deroghe per l’assunzione di figure professionali necessarie a garantire l’assistenza ai detenuti. Alla Regione è stato anche segnalato che, per non incorrere in problemi di responsabilità penale, sarebbe necessario assumere – anche a tempo determinato di almeno 1 anno – di 6 dirigenti medici, uno psicologo, 7 infermieri, 2 tecnici di radiologia e un assistente sociale.
Ma, su questo punto, la Asl è frenata dal Piano di Rientro del debito sanitario imposto alla Regione Lazio. In questi mesi, in attesa di risposte, diversi operatori hanno fornito, a titolo volontario, un aiuto per affrontare la situazione.
A quanto risulta al Garante, il Direttore Amministrativo e il Direttore Sanitario della Asl, in assenza di risposte certe, hanno segnalato con un esposto la situazione alla Procura della Repubblica. La mancanza dell’assistenza sanitaria h
Per questi motivi, nei mesi scorsi il Garante aveva scritto al Ministro della Giustizia Paola Severino (dopo la visita che il responsabile del dicastero aveva compiuto proprio nel carcere di Rieti), al presidente della Regione Lazio Renata Polverini, al Direttore Generale della Asl reatina Rodolfo Gianni e al Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria Maria Claudia Di Paolo sollecitando invano, una soluzione al problema.
"E’ riconosciuto da tutti che quello alla Salute è il diritto più a rischio nelle carceri italiane – ha concluso il Garante Angiolo Marroni – soprattutto ove si consideri che un libero cittadino può scegliere il medico a cui rivolgersi, un detenuto ovviamente no. Come ufficio del Garante, in questi ultimi mesi abbiamo acceso un faro sullo stato della sanità penitenziaria regionale ed i risultati sono stati sconfortanti. Ciò che abbiamo concluso, in attesa di tempi migliori, è che occorre razionalizzare le risorse economiche e professionali a disposizione per cercare di risolvere le problematiche più gravi della tutela della salute in carcere. A Civitavecchia, ad esempio, insieme alla Asl locale abbiamo varato