Dateci una scadenza, fosse anche il “39 giugno”. Appello del Centro Antiviolenza Angelita Rieti al Governo

La quarantena che ci troviamo ad affrontare è la risposta necessaria per fermare lo sconosciuto COVID-19, ma restare a casa non significa pensare solo ai nostri cari, ma anche a chi vive la nostra stessa esperienza.

La quarantena può avere enormi ripercussioni legate alla situazione di incertezza finanziaria, sia durante lo stop delle attività, che dopo. E’ vero che per salvarci dobbiamo restare a casa, ma se la nostra stessa abitazione fosse il luogo meno sicuro?

I giornali titolavano di donne uccise, di scene di violenza continua, di figli terrorizzate dalle liti continue ed il fenomeno non riguarda solo l’italia, ma il mondo intero. Ho letto in Lituania di un uomo che temendo che la moglie avesse il Coronavirus, l’ha chiusa in bagno in via precauzionale. A dare l’allarme per fortuna è stata la donna stessa che grazie al cellulare è riuscita a contattare le forze dell’ordine e a salvarsi.

Migliaia i casi in Cina. Durante il blocco totale a Wuhan, le violenze domestiche sono aumentate in modo preoccupante. Per molte la casa è la gabbia da dividere col proprio aguzzino e la noia, la frustrazione, l’ansia di tornare alla vita normale, la paura di non ritrovare il lavoro, stanno accentuando le dinamiche delle famiglie violente.

I telefoni dei Centri Antiviolenza squillano sempre meno perché le donne non sono sole e gli unici momenti per salvarsi sono la doccia oppure la scusa della spesa.
Molte donne ci chiamano solo per sapere quando tutto si concluderà, quando si potrà uscire per rivedere un’amica, per avere una valvola di sfogo, per parlare col proprio avvocato e noi del Centro Antiviolenza non sappiamo dare una risposta.

Pasqua? Il 2 maggio? Fine giugno? Settembre? Non lo sappiamo, non vogliamo dare speranze futili e possiamo dare loro solo conforto, oppure dare loro la forza di chiamare le Forze dell’Ordine.

Bene i servizi sul territorio messi in campo dai Comuni e dalle Aziende Sanitarie Locali per l’assistenza psicologica ai più fragili, un sostegno per far fronte ad un evento nuovo fa solo bene all’equilibrio mentale. Ottimo lavoro delle Associazioni di volontariato che non hanno lasciato soli neanche i ragazzi più fragili, tramite la libera rete NON SEI SOLO, sono stati messi a disposizione servizi gratuiti on line mantenendo un contatto costante.

Come può chiedere aiuto una donna reclusa in casa? Basta chiamare i numeri dei Centri Antiviolenza attivi h24 oppure contattare le Forze dell’Ordine 112. Numero Cento Antiviolenza Angelita 377 6979546.

A volte però anche questo ultimo gesto disperato, sembra essere complicato, per cui molti Paesi si sono attivati subito. In Spagna basta entrare in una qualsiasi farmacia e dire “mascarilla19” per denunciare la violenza. L’Italia ha seguito l’esempio “mascherina1522”.

E’ di pochi giorni la campagna lanciata da “staffetta democratica” per aiutare le vittime durante l’emergenza.L’Avvocatessa Andrea Catizone, promotrice dell’appello, insieme alla prof.ssa Fabrizia Giuliani,hanno inviato una lettera al Premier Conte , ai Ministri Gualtieri, Bonetti , Bonafede e Speranza ,per richiamare l’attenzione sulle conseguenze che le restrizioni senza scadenza possono avere nei contesti già segnati dalla violenza.

Se non si hanno i mezzi e la forza per chiedere aiuto, voglio augurarmi che basti una parola in codice a salvarci la pelle.

Un appello importante inoltre è quello di non condividere scene di violenza e di molestia sulle bacheche dei social, molti potrebbero emulare gesti ed aggravare situazioni in famiglia. Invitiamo tutti piuttosto a segnalare alla polizia postale simili video ed a denunciare gli autori. Se stiamo a casa e non sapremo ancora per quanto, tutti possiamo contribuire, anzi dobbiamo contribuire a preservare la serenità del prossimo.

Silena D’Angeli – Presidente Centro Antiviolenza Angelita Rieti