CORTE COSTITUZIONALE: A NUOVO RUOLO I RICORSI PER LA SOPPRESSIONE DELLE PROVINCE

Provincia di Rieti

La Corte costituzionale ha rinviato a nuova data la decisione da assumere sui ricorsi proposti dalle regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lazio (quest’ultima per quanto riguarda l’aggregazione di Rieti a Viterbo e quella di Latina a Frosinone), Campania, Molise, Valle d’Aosta e Sardegna contro il decreto legge c. d. “Salva Italia” , che era a ruolo questa mattina 6 novembre.

L’esito della seduta della Corte era molto atteso negli ambienti politici, istituzionali e amministrativi reatini ed il rinvio ha creato disappunto, specie fra l’opinione pubblica e fra le molte famiglie di dipendenti statali e degli enti locali che temono di dover subire trasferimenti traumatici in altre città e regioni, addirittura la mobilità e per i precari il licenziamento.

Si apprende, inoltre, che la Corte ha stabilito di attendere la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica del decreto di accorpamento delle province convertito in legge..

Gli enti interessati a soppressioni e accorpamenti si erano tutti costituiti con un loro rappresentante legale interveniente ad adiuvandum, meno la provincia di Rieti: per la Regione Lazio si sono costituiti Piero D’AMELIO, per il Governo Avv. Stato Maria Elena SCARAMUCCI; per la Provincia di Latina: Nadia SCUGUGIA; per Provincia di Frosinone: Angelo CLARIZIA, Andrea GEMMA; per la Provincia di Viterbo: Maria Teresa STRINGOLA; per l’Unione delle Province d’Italia: Vincenzo CERULLI IRELLI (il noto luminare che intraprese la causa, poi vinta, per conto della Provincia di Rieti, innanzi al tribunale delle Acque per il caso Sorgenti del Peschiera e concessione di sfruttamento ad Acea, Stelio MANGIAMELI, Ida NICOTRA.

Il ricorso era iscritto a ruolo con il n.6 ric. 44/2012 Regione Lazio contro/ Presidente del Consiglio dei ministri e così indicato: Decreto legge 06/12/2011 n. 201, convertito con modificazioni in legge 22/12/2011 n. 214; discussione limitata a: – art. 23, c. da 14° a 20°, rel. Silvestri (Pt. 1/2) (Enti locali – Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici – Riduzione dei costi di funzionamento delle Province – Attribuzione alla Provincia esclusivamente delle funzioni di indirizzo e di coordinamento delle attività dei Comuni nelle materie e nei limiti indicati con legge statale o regionale – Trasferimento con legge statale o regionale ai Comuni, entro il 31 dicembre 2012, delle altre funzioni provinciali, ovvero acquisizione delle stesse da parte delle Regioni sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza.

Previsto intervento sostitutivo dello Stato in caso di mancata riallocazione delle funzioni da parte delle Regioni entro il 31 dicembre 2012 – Riduzione a due del numero degli organi di governo della Provincia: Consiglio provinciale, composto da non più di dieci componenti eletti dagli organi elettivi dei Comuni, e Presidente della Provincia, eletto dal Consiglio provinciale tra i suoi componenti – Modalità di elezione del Consiglio provinciale e del Presidente della Provincia rinviate ad una legge dello Stato da emanarsi entro il 31 dicembre 2012 – "Commissariamento" fino al 31 marzo 2013 degli organi provinciali in scadenza entro il 31 dicembre 2012 – Denunciata modifica dell’assetto costituzionale delle autonomie locali) – rif. artt. 5, 72, c. 4°, 77, 114, 117, c. 2° lett. p), e 6°, 118, c. 2°, 119, c. 4°, e 120, c. 2° Costituzione.

Questa mattina, infatti, sul tardi, il sito della Corte costituzionale ha dato notizia del rinvio con il seguente comunicato stampa: “Il sig. Presidente, con decreto del 5 novembre 2012, ha disposto il rinvio a nuovo ruolo delle cause iscritte ai nn. da 1 a 9 del ruolo dell’udienza pubblica del 6 novembre 2012 (ric. 18, 24, 29, 32, 38, 44, 46, 47 e 50/2012, rel. Silvestri), che erano quelle che concernevano i ricorsi delle regioni contro i tagli e gli accorpamenti disposti dal governo.”.

Secondo gli esperti e i primi commenti, il fatto che la Corte abbia preso altro tempo per emettere un giudizio atteso dalle popolazioni e dai cittadini direttamente colpiti dalle decisioni del Governo Monti per il tramite dei ministri Patroni Griffi e Cancellieri, fa bene sperare nel senso atteso dalle regioni ricorrenti. A tale riguardo appare significativo il parere del prof. Pier Alberto Capotosti, presidente emerito della Corte Costituzionale e già vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, autorevole ed insigne giurista di fama internazionale, il quale ha fatto conoscere l’interpetazione del quadro costituzionale applicabile al procedimento di riordino delle Province previsto dall’art. 17 del decreto-legge n.95 del 6 luglio 2012, come convertito con l. 7 agosto 2012, n.135. «Mi è stato richiesto parere sui profili di legittimità costituzionale dell’art. 17 del d.l. 6 luglio 2012 n. 95, come convertito dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, che introduce, anche a seguito delle modifiche apportate in sede di conversione, un procedimento articolato e del tutto innovativo ai fini, secondo quanto dichiara la rubrica attualmente vigente della disposizione, del "riordino" delle province”. 

Attraverso dieci punti, il prof. Capogrossi ha demolito il dispositivo governativo. Il presidente emerito della Corte costituzionale, ha smontato interamente il costrutto del legislatore con un ragionamento che ha evidenziato ed accertato una lunga serie di incostituzionalità in cui il Governo è inciampato. A tale riguardo, non potendo qui riportare, né sunteggiare l’intero parere, sarà opportuno che chi interessato lo consulti sul sito Informazione.Tv. Fermo, che lo pubblica completamente. Dalla lettura del documento, si ricavano speranze, che è lecito coltivare in attesa delle decisione della Corte, specie pensando che la soppressione della provincia, secondo fonti commerciali non ufficiali, causerebbe nei primi cinque anni della sua entrata in funzione e nell’interezza, una perdita di popolazione tra i cinquemila e gli ottomila abitanti costretti ad andarsene per mancanza di lavoro, un migliaio di posti di ruolo, la perdita di classi scolastiche per il trasferimento di alunni e studenti, la probabile perdita del Polo universitario, la drastica diminuzione del Pil provinciale.

Al riguardo sono state particolarmente illuminanti le dichiarazioni del segretario generale Cgil Roma e Lazio Claudio Di Berardino, il segretario generale Cisl Lazio, Tommaso Ausili e il segretario generale Uil Roma e Lazio, Luigi Scardaone su questi problemi “la decisione del Consiglio dei ministri relativa al riordino delle province, che nel Lazio prevede l’accorpamento di Viterbo e Rieti, Frosinone e Latina, e l’istituzione della citta’ metropolitana apre uno scenario nuovo che deve essere necessariamente oggetto di una seria discussione fra gli attori istituzionali, politici e sociali. Un ragionamento  che non riguardi soltanto le funzioni pubbliche e la quantità e qualità dei servizi offerti, ma anche la riorganizzazione del lavoro, l’impiego del personale, la tutela dei suoi diritti. Il tema centrale resta la crescita e lo sviluppo dei territori tenuto conto che si parla anche di riorganizzazione delle prefetture, delle questure, delle camere commercio e di altri enti”.

Ecco, l’impiego del personale in esubero e il dramma delle famiglie trasferite, dei figli che dovranno lasciare la scuola, saranno problemi certamente difficile da risolvere nel caso il ricorso alla Corte costituzionale non venisse accolto. Di questa drammatica e tragica soppressione della nostra provincia, è necessario discorrere senza supponenza alcuna, ponendosi in ascolto dei bisogni di tanti e cercando di coordinare gli sforzi per evitare le conseguenze del cervellotico disposto governativo, a cui si oppone tutto il sistema istituzionale italiano come si evince dall’eleno delle regioni ricorrenti, tentando di radunare notizie e conoscenze per non commettere ulteriori e
rrori oltre a quelli fin qua verificatisi.