SEMBRA ORMAI INEVITABILE L'ACCORPAMENTO CON VITERBO

Rieti-Viterbo

Ormai pare evidente che l’accorpamento della Provincia di Rieti con quella di Viterbo non potremo più evitarlo e se è vero che abbiamo da recriminare sui limiti che ci hanno fatto giungere a questo cruciale appuntamento senza aver consolidato il compattamento di tutti i territori della provincia attorno ad una piattaforma condivisa è anche vero che oggi s’impone di ricercarlo se vogliamo far pesare le necessità di questi territori nella trattativa che si aprirà con Viterbo, la Regione Lazio ed il Governo.

Non siamo riusciti ad evitare che nascessero movimenti o che si pronunciassero figure istituzionali per invocare accorpamenti diversi ma c’è da domandarsi perché non abbiamo cercato subito di coinvolgere tutti nel definire obbiettivi sui quali sarebbe stato possibile compattare le forze.

Sono convinto che il Paese ha urgente bisogno di un generale organico riordino amministrativo, istituzionale e politico che garantisca migliori servizi, maggiore efficienza e che, depurato dal malaffare, dagli sperperi e dagli sprechi potrebbe risultare anche meno costoso. È nel contesto di un progetto organico che le province, a mio parere, si sarebbe dovuto abolirle tutte ma, considerato che con questo provvedimento se ne abolivano solo una parte in base a parametri discutibili la prima cosa che avremmo dovuto fare era quella di verificare se c‘era la possibilità di rivendicare la sopravvivenza della nostra  provincia, in ragione delle sue attuali difficoltà socio-economiche, della sua condizione ambientale prevalentemente montana e orograficamente complessa  e con una composizione demografica  di 150000 abitanti sparsi in oltre quattrocento piccoli centri abitati disseminati in un territorio abbastanza esteso.

Purtroppo, anzichè ragionare partendo da questo presupposto, si è troppo sbrigativamente accettato che la soppressione della provincia sarebbe stata inevitabile e si è tentato di opporvisi solo con un improbabile ricorso sulla incostituzionalità del provvedimento.

Se subito dopo il varo del provvedimento avessimo cominciato a studiare su quali elementi strutturali della nostra realtà economica, sociale, istituzionale e territoriale, forse, avremmo potuto esibire validi elementi con i quali chiedere al Governo di poter continuare ad esistere. Non lo abbiamo fatto ed è un limite del quale dobbiamo sentirci responsabili tutti, chi più chi meno. Sarebbe stata quella una occasione straordinaria per compattare tutti e per evitare quelle divaricazioni che si sono prodotte e che oggi potrebbero risultare d’intralcio se non si provvede a riassorbirle al più presto.

Evidentemente continuare a recriminare su ciò che è stato serve a poco anche se ancora non si dovrebbe scartare del tutto l’ipotesi di chiedere al Governo, lo stesso trattamento concesso a qualche altra provincia. Ciò detto però, dovremmo comunque attrezzarci per la trattativa sull’accorpamento con Viterbo ed approntare, con la partecipazione ed il consenso di tutte le forze politiche, le istituzioni pubbliche e private economiche e sociali presenti sul territorio, un ipotesi di lavoro che ci consenta di tutelare al meglio gli interessi delle nostre popolazioni. 

La trattativa dovrà definire il percorso, i tempi e le tappe verso l’accorpamento ma le snodo decisivo si giocherà sui criteri ai quali ci si dovrà attenere quando si dovrà dare attuazione alle scelte che riguarderanno: i servizi che la nuova istituzione dovrà garantire con equilibrio nelle diverse realtà territoriali e che determinerà anche la ricollocazione del personale e quello della equa dislocazione sul territorio dei centri di comando delle diverse istituzioni provinciali, regionali e statali. È su questi nodi che la nostra delegazione dovrebbe utilizzare la compattezza ritrovata per ottenere giusti risultati.