La Provincia di Rieti ha 85 anni di storia. E’ nata sotto il Fascismo, ha superato indenne la Seconda Guerra Mondiale, la Prima e anche la Seconda Repubblica e ora, con un "sobrio" colpo della Repubblica Tecnica, è sparita dal cilindro montiano per non riapparire mai più.
La Provincia di Rieti ha rappresentato la logica unione di un territorio che da Amatrice a Greccio aveva ed ha una identità comune. Nulla a che vedere, quindi, con gli enti provinciali nati degli ultimi 20 anni da un estremismo campanilista del tutto fine a se stesso.
L’idea che Rieti non avrà mai più un rappresentante unitario del suo territorio è devastante sul piano pratico per l’assenza innanzitutto della Questura e della Motorizzazione Civile; ma ancor di più lo è sul piano morale perché uccide una identità di popolo che non era nata con l’Ente; esisteva già prima ma nella Provincia aveva trovato una vera e proprio bandiera da sventolare, tagliata su misura sull’intero territorio reatino-sabino.
Sono tutte questioni sociali e storiche che il Governo Tecnico ignora completamente, parificando nel furore dei tagli un territorio storico come il reatino ad un emblema dello spreco come la provincia sarda di Carbonia-Iglesias.
Ciliegina sulla torta è l’accorpamento con Viterbo, autentico capolavoro del nonsenso. Un territorio lontanissimo geograficamente e “mentalmente” da quello Sabino.
Nei 100 Km di viaggio per raggiungere il capoluogo viterbese si incontra dopo soli 25 minuti la città di Terni, terra umbra storicamente imparentata con buona parte del Reatino: da San Francesco alle Cascate della Marmore che da sempre sono un capolavoro che i reatini considerano anche “roba loro”. E allora perché non realizzare l’unione di Rieti con l’Umbria ? E’ talmente logico…che non lo fanno !
Se davvero si voleva realizzare un risparmio sulla spese Provinciali senza mortificare interi territori, sarebbe bastato svuotare la struttura amministrativa degli Enti, trasformando il Presidente in un eletto direttamente dal popolo, senza Giunta e senza Consiglio Provinciale, ma con diritto di voto in Consiglio Regionale e diritto di partecipazione ed opinione nelle riunioni della Giunta Regionale.
Si sarebbe quindi creata una nuova figura di “rappresentante territoriale” ancor più legata al territorio, ancor più forte presso la Regione, senza necessità di abolire alcun ente provinciale e con un risparmio di spesa di molto superiore all’irrazionale accorpamento che si sta realizzando.