Caro Melilli,
considerare i reatini dei cittadini che si bevono tutto mi pare davvero quantomeno ingeneroso da parte Tua. Oggi, per motivare la tua marcia indietro sulle dimissioni, ci racconti che le avevi date perché “…..non ero disposto a svolgere il ruolo di liquidatore della nostra storia e dell’ente che presiedo…” quando a tutti è noto che, il le tue dimissioni erano motivate dall’aspirazione, assolutamente legittima, a perseguire la scalata al Parlamento.
Motivi il ritiro delle dimissioni perché il governo ha comunicato che intende assegnare ai Presidenti delle provincie il ruolo di costruttori della nuova provincia e concludi dicendo, “….lo debbo alla comunità provinciale, ai sindaci, ai dipendenti della provincia e degli enti pubblici locali…..”.
Ma non avrebbe dovuto essere proprio quello, il motivo per restare al comando fino all’ultimo minuto in un momento di difficoltà e tentare, insieme “alla comunità provinciale, ai sindaci, ai dipendenti della provincia e degli enti pubblici locali” di restare uniti per conseguire l’approdo meno indolore? Se è vero che non intendevi fare il liquidatore perché, dopo esserti dimesso, avevi accettato l’incarico, offertoti dai sindaci, per coordinare la gestione della fase di accorpamento?
Dici che vuoi restare per essere il costruttore della nuova provincia ma ti ho sentito dire in diverse occasioni, e sono d’accordo con te, che questo è il primo atto di un processo che andrà avanti, come è giusto che sia se si vuole restituire alle istituzioni la sintonia perduta con il paese reale, verso un riordino complessivo dell’assetto amministrativo, politico e istituzionale dello stato.
Ti sei giustamente affrettato a rassegnare le dimissioni entro tempi normativi che ti avrebbero consentito di essere candidato alle prossime elezioni politiche e se oggi le ritiri lo considero un gesto apprezzabile. Vorrebbe dire che per tutelare gli interessi di questa comunità sei disposto a sacrificare anche le tue personali aspirazioni. Spero che una tale disponibilità continuerai a dimostrarla anche nella eventualità che dovessero modificare l’attuale normativa sulle elezioni che potrebbe consentire, ai presidenti delle province, di potersi candidare restando in carica.
Se i politici hanno perduto prestigio tra i cittadini è anche perché il loro linguaggio è criptico ed è criptico perché hanno interesse a non far capire fino in fondo ai cittadini come stanno esattamente le cose. Questa pratica dura da troppo tempo e sta corrodendo anche i pilastri portanti del nostro sistema democratico ma è il tempo di abbandonarla.
Chi amministrata la cosa pubblica deve garantire di parlare il linguaggio della verità, anche se amara. È anche questa la condizione, non secondaria, per recuperare credibilità. I cittadini sanno capire.