"Dopo sette anni di permanenza nel Consiglio regionale del Lazio, condotti con assoluto rigore e nel rispetto degli ideali della mia gioventù, – dichiara Antonio Cicchetti – non consento ad alcuno, si chiami pure Angelino Alfano che, peraltro, stimo ed apprezzo, di coinvolgermi nello scempio del denaro pubblico perpetrato da qualche irresponsabile.
Se, per ragioni eminentemente politiche, il partito dovesse decidere di avvicendare l’intero gruppo consiliare pretenderò di essere congedato con l’onore delle armi. Non accetterò, in nessun caso, di essere liquidato come un malfattore né di vedere infangata una dignità, personale e politica, conquistata a prezzo di rinunce e di duri sacrifici, anche economici, solo perché qualcuno tra di noi ( e vedremo se anche tra gli altri!) non ha resistito alla tentazione del denaro.
Non mi interessa la carica che, comunque, passa ma l’onore che resta l’unico patrimonio prezioso trasmissibile alla famiglia e ai figli associato al ricordo di un’esistenza pulita destinato a restare impresso nell’immaginario dei miei concittadini".
"Un dirigente politico – conclude Cicchetti – ha il dovere di distinguere; non può cedere alla tentazione, un po’ facilona, di esorcizzare, problemi gettando tutti, indistintamente, nella pattumiera della storia".