CICCHETTI A LODOVISI: NON HO COLPE "IN VIGILANDO"

Antonio Cicchetti

Leggo di un tentativo di reprimenda nei miei confronti da parte del segretario provinciale del PD: nota garbata nel tono ma sbagliata nell’indirizzo.

Ho fatto il capogruppo di AN per circa tre anni e fatti come quelli di cui si parla non sono mai accaduti. Ho lasciato un cospicuo residuo di cassa al termine di quella esperienza contrassegnata da rigore e assoluto rispetto per il denaro di origine pubblica. Ho anche sventato per tre volte il tentativo di aumentare gli stipendi dei consiglieri regionali. Quando mi si presentava un foglio da firmare, già sottoscritto da altri capigruppo come “patto d’onore” da conservare in cassaforte, lo respingevo al mittente.

Per questa ragione e anche perché avevo inviato il cedolino del mio stipendio a “Panorama” e a un giornale di Viterbo mi alienai le simpatie di gran parte dell’aula, trasversalmente intesa. Perché “non ci si comporta così, “ mi fu detto! E’ l’andazzo vigente in regione: “si fa ma non si dice”.

E Luigi Nieri, assessore al bilancio di Marrazzo, ricorda ancora bene quando gli proposi di azzerare le famose “tabelle” a disposizione dei consiglieri per manifestazioni incrementando, semmai, il valore di quelle per opere pubbliche. L’obiettivo evidente era quello che le spese fossero sempre accompagnate dalla sottoscrizione di un pubblico ufficiale capace di certificare l’uso adeguato del denaro. Lui, che era d’accordo, mi comunicò dopo qualche giorno che non se ne sarebbe fatto nulla perché i “suoi”, per primi, lo avrebbero linciato.

Fin qui l’esperienza da capogruppo, una figura perno per gli accordi “riservatissimi” da imboscare poi nelle pieghe del bilancio.

Ed è su queste trattative particolari che si arenano le sedute del consiglio sospese, talvolta, anche per dieci ore consecutive in attesa di raggiungere accordi con l’opposizione interessata ad alzare la posta per quella che eufemisticamente viene chiamata “manovra d’aula”. Vorrebbe dire la massa di denaro da destinare ad iniziative politiche, o meno, della minoranza che poi vota, comunque, contro il bilancio.

Da semplice consigliere, invece, si può solo discutere, magari animatamente, dentro il gruppo ma diventa persino ininfluente il voto in aula com’è accaduto nel bilancio di previsione 2012, quando abbandonai i lavori per protesta contro il mantenimento del regime retributivo dei vitalizi proprio mentre Camera e Senato decidevano il passaggio al contributivo.

Ribalto allora la domanda del segretario provinciale del PD.

Dov’era il capogruppo Montino quando si decideva di destinare fondi ingenti ai gruppi? E dove erano il vice presidente del consiglio Astorre (PD) e gli altri membri di minoranza dell’ufficio di presidenza, organo attraverso il quale transitano verso i gruppi quei cospicui fondi di cui si parla oggi? E dov’erano gli altri capigruppo di minoranza?

Senza il loro consenso non si sarebbe potuto verificare quanto oggi si contesta perché certe decisioni o vengono prese all’unanimità o non trovano attuazione. In virtù di quel comportamento omertoso che ricordavo a proposito dell’aumento delle indennità per i consiglieri mandato all’aria per ben tre volte dal mio dissenso e da quello di Ivano Peduzzi.

E a proposito dell’utilizzo dei fondi ai gruppi, che qualcuno avrebbe fatto per sciatto godimento personale, mi piacerebbe sapere con chiarezza quale è stato il comportamento dei gruppi che, per il momento, sono ancora fuori dall’indagine giudiziaria. Dato che non esiste un disciplinare né una legge di riferimento ed è possibile quella “spesa creativa” che il buonsenso ed il rispetto del pubblico denaro dovrebbero vietare, sarebbe interessante conoscere, gruppo per gruppo, di che natura sono state le spese degli ultimi due anni.

Dico, in conclusione, al segretario provinciale del PD che non ho colpe “in vigilando”. Quando ho esercitato le funzioni di capogruppo l’ho fatto come ho appena riferito. Da  semplice consigliere mi avveleno per quanto mi è passato sulla testa. Esiste una lobby dei capigruppo come esiste quella dei segretari nazionali amministrativi di tutti i partiti.

Che piaccia o meno, a me e a Lui, poco importa!