ASL RIETI, CGIL: SIAMO AI SALDI DI FINE STAGIONE

Asl Rieti

La direzione aziendale della ASL di Rieti, nell’ambito dei lavori della delegazione trattante, ha in data 5 settembre “ventilato” la possibilità di procedere all’esternalizzazione di alcuni servizi sanitari tra i quali sicuramente il servizio di “diagnostica per immagini” (radiologia).

Stante la delicatezza dei servizi coinvolti non possiamo che esprimere, fino alla formalizzazione eventuale da parte della ASL di una informativa più dettagliata, le seguenti considerazioni:

1) Siamo tutti consapevoli, anzi sicuramente le OO.SS. hanno intuito e denunciato per tempo, quali sarebbero state le conseguenze sull’assetto dei servizi sanitari nel nostro territorio, del Decreto 80 (il piano di riordino della rete ospedaliera), con il declassamento (leggi chiusura) dei presidi di Magliano ed Amatrice. Mai ci saremmo aspettati però il pervicace atteggiamento della regione Lazio, che ha costantemente negato al nostro territorio la possibilità di quantomeno mantenere un accettabile livello dei servizi negando e comprimendo (leggi sostituzione malattie e gravidanze e blocco del turn over, legati alla mancata concessione di un numero anche minimo di deroghe) le possibilità di assunzione degli operatori necessari;

2) Nel frattempo i consiglieri regionali di maggioranza eletti in questo territorio si sono esercitati, nel migliore dei casi, ad una difesa d’ufficio dell’operato della regione Lazio, ed in questo ultimo periodo, passata la fatica delle promesse pre elettorali, quando le deroghe erano dietro l’angolo, alla pratica dello scaricabarile, ora nei confronti della Direzione aziendale, ora nei confronti del sub commissario alla sanità “troppo amico di Rosy Bindi”.

3) Riteniamo, da informazioni assunte, che lo “studio di fattibilità” della ventilata esternalizzazione sia in realtà già qualcosa di più, qualcosa di più che in sostanza prevederebbe la esternalizzazione dei servizi di radiologia di Magliano, Amatrice, Poggio Mirteto e del Distretto di Rieti, con conseguente mobilità forzosa degli operatori presso l’OGP “De Lellis” (per la gioia di chi auspicava anni fa la “deportazione di operatori da Roma a Rieti”, cosa mai avvenuta forse perché i carri piombati forse esistono ma la ferrovia no). Così come verrebbe esternalizzato, stando alle voci di corridoio, l’intero servizio ecografico (forse anche a Rieti).

4) Un arretramento insostenibile della sanità pubblica che così facendo rischia di abbandonare definitivamente il territorio a favore dell’intervento della sanità privata (vero problema della spesa sanitaria della Regione Lazio), che il più delle volte costa di più ed è meno affidabile ed efficiente delle strutture pubbliche.

5) La priorità della sanità di questo territorio è quella di dotarsi di un numero sufficiente di operatori tale da poter mettere a frutto gli investimenti tecnologici comunque effettuati ed in itinere, facendo “lavorare le macchine” su più turni e così abbattendo le insostenibili liste di attesa. Ogni altra soluzione non può che essere letta come un arretramento gravissimo ed un danno sociale che pagheremo , eccome se lo pagheremo, troppo caro.

6) E’ per questo che, non avendo sposato nessuno dei vertici ASL locali, ne tantomeno la Governatrice Polverini, non ci stracceremmo le vesti, se, a fronte della revoca da parte della R.L. del DG Gianani, ci venissero concesse le necessarie deroghe alle assunzioni. Sospettiamo però che questo non avverrà mai, sia perché evidentemente Gianani è troppo utile quale capro espiatorio delle deficienze della politica regionale, sia perché difficilmente, se i nostri rappresentanti in consiglio regionale non smettono di giocare a nascondino, cambierà l’atteggiamento della R.L. verso il nostro territorio.

Per l’ennesima volta quindi invitiamo tutte le forze sociali e politiche a provare almeno a tutelare la sanità reatina fino in fondo, ricordando loro che Gianani, in quanto nominato, può essere revocato, ma che i consiglieri regionali non possono essere revocati, ma possono benissimo, se si sentono inadatti, incapaci o comunque nell’impossibilità di tutelare  il territorio che li ha eletti, dimettersi.