TAGLIO PROVINCE, LE ISTITUZIONI LOCALI DOVRANNO ESSERE PROTAGONISTE NEL DEFINIRE IL NUOVO ASSETTO

Provincia di Rieti

Con l’approvazione da parte del parlamento del decreto sulla “spending review” le speranze di tenere in vita la Provincia di Rieti sembrano ridotte al lumicino.

È evidentemente condivisibile la decisione del governo Monti di puntare anche sulla riduzione della spesa per contenere un debito pubblico che sfiora ormai i duemila miliardi di euro ma, condividere non significa rinunciare ad osservare che il taglio delle Provincie, così com’è previsto, non ci convince.

Tale provvedimento, rimasticato più volte non a caso, prima di essere varato e sganciato da un opportuno  riordino più generale dello Stato, sembra voluto solo per tacitare il crescente malessere dei cittadini chiamati ancora una volta a sopportare nuovi salassi. Con esso si offre loro, insofferenti verso la politica e la esosità dei suoi costi, il contentino di un taglio, più simbolico che sostanziale.

È del tutto evidente infatti che, la cancellazione di tanti Consigli Provinciali e la riduzione dei componenti le Giunte, consentirà di ottenere solo modesti risparmi a meno che non si preveda di tagliare, una eventualità impensabile, anche una parte sostanziale del personale impiegato. Se a ciò si aggiunge che la sua attuazione, oltre a provocare immaginabili disfunzioni e contenziosi logoranti, comporterà anche spese non marginali nella fase di riordino delle nuove Provincie aggregate e per risettarne il loro funzionamento, appare ancor più evidente la discutibilità di tale decisione.

Presumibilmente queste riflessioni, difficili da contestare, non sortiranno alcun effetto. La natura del provvedimento non cambierà e non è difficile ipotizzare che a nessuno, anche dopo l’elezione del nuovo parlamento, verrà in mente di metterlo in discussione stante l’acutezza di una crisi economica e sociale che agita i sonni di milioni di italiani i quali, a torto o a ragione, considerano il sistema politico-istituzionale troppo esoso e assolutamente inadeguato.

Se così stanno le cose, non si può continuare a sperare che tutto torni come prima è pertanto necessario che le istituzioni locali, si attivino subito per mettere le nostre comunità in condizioni di poter giocare da protagoniste nel definire l’assetto istituzionale nuovo del quale dovranno entrare a far parte.

L’urgenza di guidare sin da ora tale processo, indipendentemente dagli esiti dei ricorsi in atto, è data dalla constatazione che sono in corso iniziative di diverso segno tese ad orientare le popolazioni su aggregazioni tutte da verificare. Iniziative che bisognerebbe far confluire in un unico alveo lungo il quale, evitando straripamenti e fughe in avanti, si possa giungere tutti uniti al traguardo.

Non ho ancora matura o la convinzione su quale sarebbe l’aggregazione più congeniale agli interessi delle nostre popolazioni ma, mi è chiaro però che, se non si riuscirà a coinvolgere le diverse realtà nel ricercare insieme la migliore possibile via d’uscita e se non si eviterà di dividerci tra chi vuole aggregarsi con Roma, chi con Terni, chi con l’Aquila o Viterbo, usciremmo da questo frangente avendo: lacerato il tessuto che ci ha accomunato per decenni; gettato le basi per non contare quando saranno maturi i tempi delle scelte;  creato le premesse per risultare marginali nelle nuove entità istituzionali che si andranno a costituire.

È per evitare tutto ciò che, le popolazioni reatine delle diverse zone, devono presentarsi saldamente unite all’appuntamento. Devono ricercare caparbiamente e trovare l’unità perché essa è la condizione, non solo per conseguire l’approdo più utile ma, soprattutto, per esercitare, nella nuova entità istituzionale che si andrà a comporre, il peso necessario nel difendere le giuste istanze di tutto il reatino.