Reate Festival, concluso il ciclo organistico con il Pinchi ed il raffinato M°Alonzi

“L’organo è certamente il più grande, il più ardito, il più magnifico di tutti gli strumenti creati dal genio. È un’intera orchestra da cui un’abil mano tutto può domandare e tutto ottenere.” Così, Honoré de Balzac, presenta questo strumento.

L’organo Pinchi, incastonato nell’auditorium San Giorgio a Rieti, è una pietra rara che in questo autunno abbiamo avuto la fortuna di ascoltare per ben tre concerti grazie alla programmazione del Reate Festival.

Nel piovoso pomeriggio del 3 novembre 2019, un lodevole terzo, nonché ultimo concerto per organo, è stato infatti eseguito dal M° Alessandro Alonzi che ha riservato per il pubblico, con meticolosa attenzione, un programma specifico per far apprezzare le caratteristiche e le qualità proprie di quest’organo.

Il vasto programma scelto, infatti, ha contribuito ad esaltare tutti i vari timbri ed effetti speciali dello strumento. Un cerchio perfetto che inizia con un preludio in sol minore di Buxtehude, a metà programma una passacaglia, e per concludere, una sublime fuga in sol minore di Bach BWV 578 (detta anche la Piccola Fuga).

In questo equilibrio stilistico creato appositamente per sottolineare la fortissima discendenza stilistica tra Buxtehude e Bach, (non dimentichiamoci che Bach stesso andava ad ascoltare di nascosto Buxtehude per comprendere la maestosità della sua improvvisazione e cercando di capirne i segreti), sono stati inseriti anche repertori che colgono molto bene i diversi aspetti dello stile organistico del periodo, proponendoci l’olandese Sweelinck ed il poco suonato, ma assai pregiato, l’italiano Pasquini, eseguiti magistralmente dal M° Alonzi con dinamiche solenni e severe per quanto riguarda Buxtehude e Bach e maggiormente ariosi per Pasquini e Sweelinck.

Di grande effetto il brano di Mozart, pensato per i cosi detti “orologi meccanici” (non suonato da un organista ma da un sistema automatico di leve e cilindri tipo i carillon), l’andante KV 616 noto anche come Rondò, è un brano di notevole virtuosismo su un tema unico modulato nelle tonalità di si bemolle, la minore, fa minore, la bemolle, con diverse variazione che conferiscono al pezzo una linea particolarmente espressiva abbellita dall’effetto dei sonagli inseriti nell’organo Pinchi.

Il M° Alonzi, brillante e con rare doti musicali, ha scelto un repertorio di notevole complessità ma di raffinato gusto per gli appassionati presenti che hanno ascoltato con grandissimo interesse, tutti i brani che il maestro ha eseguito dimostrando impeccabili qualità tecniche ed espressive, riempendo l’Auditorium San Giorgio di meritati applausi.

Sonia De Santis