La chiesa di San Pietro in Macchia di Accumoli verso la messa in sicurezza

Nella località di Macchia, presso il comune di Accumoli, sorge la chiesa di San Pietro, che giace nel cuore della zona rossa con le ferite del terremoto ancora aperte. Per ovviare a questa situazione, durante il periodo estivo, l’Ufficio per i Beni Culturali della diocesi di Rieti ha inviato i suoi esperti per ulteriori sopralluoghi che daranno vita alla messa in sicurezza dell’immobile.

Per capire meglio l’importanza di che cosa rappresenti l’avvio dei lavori per gli abitanti di questa piccola frazione, è preziosa la testimonianza di due coniugi, Alberto e Berardina che, dopo un lungo periodo passato nella capitale, dal 2013 vivono stabilmente in questo luogo.

Alberto e Berardina oggi vivono in una casetta SAE perché la loro casa è inagibile, ma durante il giorno passano il loro tempo nel magnifico giardino dove sono rimaste tutte le loro piante. Un vero e proprio “orto dei miracoli” che dimostra che la natura non si piega alle difficoltà.

Proprio per preservare questa bellezza i due coniugi hanno deciso di non abbandonare Macchia, affinché i sacrifici fatti dai genitori possano avere una seconda possibilità. Di fatto, i momenti dopo il terremoto sono stati difficili poiché le macerie avevano ricoperto tutta la superficie della loro proprietà, rendendo impraticabile il terreno.

Grazie all’aiuto dell’esercito, questa famiglia è comunque riuscita a bonificare l’area e, ogni giorno, si dedica alla cura del giardino. «La forza della rabbia – racconta Berardina – ti fa fare tante cose e se noi abbiamo deciso di rimanere qui, lo dobbiamo fare in un certo modo e questo passa anche attraverso il rispetto della natura».

In questo contesto «la messa in sicurezza rappresenta un segnale positivo perché significa che si può ricominciare. Noi siamo contenti, ogni cantiere che sorge ci dà la speranza che qualcosa si sta muovendo» afferma Alberto che rivela anche qualche aneddoto inerente alla chiesa.

Nonostante negli ultimi tempi le funzioni liturgiche fossero ridotte alle solo messe funebri, la chiesa di san Pietro era, almeno fino agli anni ’70, un vero e proprio punto di ritrovo per gli abitanti. «Al tempo dei miei nonni – ricorda Alberto – il prete veniva tutte le domeniche e portava le caramelle ai bambini. Durante la trebbiatura del grano, inoltre, c’era una grande festa che univa tutto il paese, mentre adesso regna la disgregazione».

Effettivamente, uno degli aspetti negativi che ha maggiormente ha afflitto questo paese è stata la perdita dell’armonia. «Noi pensavano che questa vicenda potesse unire lo spirito del paese, ma non è stato così. Il terremoto ha peggiorato le persone dal punto di vista psicologico». Nonostante questo, Berardina e il suo consorte credono ancora in un futuro migliore, prendendo la ricostruzione come una sfida e cercando di vivere in armonia con la comunità.

Per tutti questi motivi è essenziale che i lavori partano al più presto, perché risanare i beni materiali può aiutare a curare anche le lesioni subite dalle persone.

FONTE: andareoltre.org