Dal 30 aprile 2019 il Ministero dello Sviluppo Economico emette un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica “LE ECCELLENZE ITALIANE DELLO SPETTACOLO” dedicato a Sergio Leone, nel trentennale della scomparsa, relativo al valore della tariffa B zona 2 pari a 2,40€.
Tiratura: due milioni e cinquecentomila esemplari. Fogli da quarantacinque esemplari.
Il francobollo è stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in rotocalcografia, su carta bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente. Bozzetto a cura di Gaetano Ielluzzo.
La vignetta raffigura un ritratto di Sergio Leone in primo piano sulle montagne della Sierra Nevada e un cowboy, location e personaggio tipici dei numerosi film western diretti dal regista.
Completano il francobollo la leggenda “SERGIO LEONE”, le date “1929-1989”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione della tariffa “B zona 2”. L’annullo primo giorno di emissione è disponibile presso lo spazio Filatelia Roma in Piazza San Silvestro 20.
Il francobollo ed i prodotti filatelici correlati, cartoline, tessere e bollettini illustrativi, possono essere acquistati presso gli Uffici Postali con sportello filatelico, gli “Spazio Filatelia” di Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Roma 1, Torino, Trieste, Venezia, Verona e sul sito poste.it.
Per l’occasione è stato realizzato anche un folder in formato A4 a due ante contenente il francobollo di emissione, il francobollo emesso il 6/9/2018 e dedicato a C’era una volta il West, una cartolina annullata ed affrancata, una busta primo giorno di emissione, al costo di 16€.
TESTO BOLLETTINO
Difficile “racchiudere” Sergio Leone, il geniale regista nato a Roma nel 1929 e scomparso nel 1989 a soli 60 anni, in poche righe. Ha realizzato capolavori immortali da “Per un pugno di dollari” a “C’era una volta in America”, ha preso i codici del western e ha riscritto il genere, ha scoperto o rilanciato attori come Clint Eastwood e Gian Maria Volonté e soprattutto ha fatto sognare il pubblico del mondo intero, portando l’Italia a livelli di eccellenza nel mondo. Sergio Leone, figlio di un regista e di un’attrice, già a diciotto anni lavorava nell’ambiente cinematografico. Oltre che regista di sette film che compaiono nei manuali di storia del cinema, sette pietre miliari le cui inquadrature vengono studiate frame dopo frame da studenti e appassionati in tutto il mondo, è stato attore, produttore e sceneggiatore.
I titoli da lui diretti sono “Il colosso di Rodi” (1961), i successi della Trilogia del Dollaro girati tra il 1964 e il 1966 (“Per un pugno di dollari”, “Per qualche dollaro in più”, “Il buono, il brutto e il cattivo”) e i tre titoli della Trilogia del Tempo (1968-1984): “C’era una volta il West”, “Giù la testa”, “C’era una volta in America”.
Tra i film da lui prodotti ci sono i primi cult di Carlo Verdone (“Un sacco bello”, “Bianco Rosso e Verdone”, “Troppo forte”), “Il mio nome è nessuno” di Tonino Valeri, “Il Gatto” di Luigi Comencini, “Un genio, due compari e un pollo” di Damiano Damiani e “Il giocattolo” di Giuliano Montaldo. Per la sua importanza nello sviluppo del cinema, non solo per quel che riguarda il western, nel 1992 Clint Eastwood, regista e interprete de “Gli Spietati”, inserì nei titoli di coda la dedica “A Sergio”. Lo stesso ha fatto undici anni dopo, nel 2003, Quentin Tarantino, nei titoli di “Kill Bill: Volume 2”. Grande amante del cinema italiano e di Leone, secondo un aneddoto raccontato dallo stesso regista sul set de “Le iene” del 1992, agli inizi della propria carriera, non conoscendo ancora tutti i termini tecnici cinematografici era solito chiedere ai propri cameraman “give me a Leone”, per avere uno di quei suggestivi primissimi piani sui dettagli, marchio di fabbrica del geniale regista romano. Sempre Quentin Tarantino lo ha definito il primo regista post-moderno, che ha influenzato numerosissimi registi (lo stesso Tarantino, Sam Peckinpah, John Woo, Martin Scorsese, Brian De Palma e Clint Eastwood solo per citarne alcuni). Martin Scorsese, per celebrare la presentazione a Cannes della versione restaurata di “C’era una volta in America”, ha scritto di lui: “Ogni sua opera contiene moltitudini”.
Ma la frase più bella, entrata anch’essa nella storia, è stata pronunciata da Sergio Leone stesso: “Il cinema deve essere spettacolo, è questo che il pubblico vuole. E per me lo spettacolo più bello è quello del mito. Il cinema è mito”. Non a caso i suoi “C’era una volta” ci parlano proprio del suo desiderio di raccontare una fiaba con una macchina da presa, il sogno di illustrare miti, di aprire una finestra su altri mondi, esattamente come fa Noodles in una delle scene che l’hanno reso celeberrimo e indimenticato.
Alternando la lentezza del racconto alla fulmineità dei dettagli, i silenzi ai suoni della natura, scegliendo volti iconici, per non parlare del connubio unico che ha creato tra musica e immagini, Sergio Leone è diventato un punto di riferimento per un pubblico colto e per un pubblico vasto, confermandosi cineasta allo stesso tempo sperimentale e popolare, avanguardia amata e capita dalla massa: ovvero, il segno di una visione geniale.
I figli: Raffaella, Francesca e Andrea Leone