“In merito all’accaduto di alcuni giorni fa, dove un senzatetto ha pensato bene nei pressi della stazione dei treni di combattere il freddo rigido accendendo un fuoco, mi sembra doveroso soffermarci oltre al problema sicurezza, anche sullo stato di abbandono in cui continuano a trovarsi persone meno fortunate in una città piccola come quella di Rieti.
Lodevole l’iniziativa, per mano dell’Assessore Giovanna Palomba, la quale come ha riportato sui giornali “ …per la prima volta a Rieti si inaugura un riparo emergenziale presso i locali messi a disposizione dell’Ater, da non confondersi con dormitorio o casa di accoglienza.”
Il servizio permette ai bisognosi di restare lì e bere una bevanda calda, ma non poter alloggiare.
Mi auguro che per il prossimo anno tutto questo possa trasformarsi in un progetto più concreto, dove gli “utenti” possano alloggiare nei mesi più freddi per almeno 15 giorni.
Dal momento che le persone continuano a ripararsi nelle stazioni o sotto i ponti, come spesso documentato da foto, mi chiedo se tutto questo sia dovuto anche ad una scarsa informazione del servizio o se davvero si voglia mantenere basso il profilo all’alloggio.
Oltre all’articolo per l’inaugurazione del 4 gennaio, non ho visto altro tipo di diffusione e pubblicità nei pressi delle Chiese, dei ponti, in prossimità delle stazioni dei treni, dei bus, insomma nei punti più frequentati. Sarebbe bastata una locandina!
Come potrebbe conoscere l’esistenza del riparo una persona che per caso si trova a Rieti e non conosce nessuno?
Io credo che la povertà sia una cosa seria e non possiamo permetterci in una città così piccola, che persone restino al gelo o non sappiano dove andare a mangiare o fare una doccia oppure per vergogna non chiedano aiuto agli altri.
Da questo, una mia idea, che vorrei condividere sia con l’intera comunità reatina che con le Istituzioni, ovvero una piccola guida, dedicata interamente ai sevizi per i senza dimora e le persone in difficoltà, ovvero la stesura di una brochure dove offrire informazioni su dove andare a lavarsi, vestirsi, curarsi, dove trovare l’ospedale, i punti di ascolto delle associazioni, i centri antiviolenza della città, con numeri di telefono attivi e persone di riferimento, da distribuire nei punti di maggiore frequentazione, oltre all’affissione di locandine per riparo nei mesi più critici.
Una vera e propria bussola da tenere in tasca ed usare all’occorrenza per immigrati, ex detenuti, operatori del sociale, parrocchie.
Le informazioni sui servizi dovrebbero essere tradotte in inglese ed arabo per consentire la comprensione anche alle persone che non conoscono l’italiano .
Invito pertanto tutte le Associazioni o chiunque volesse partecipare, a candidarsi per un contributo per la stesura della brochure e per dare con altri suggerimenti, concretezza al progetto.”
Silena D’Angeli (nella foto)