NELLO SPIRITO DI TODI CELEBRATO A TERNI IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI FILIPPO MICHELI

Convegno centenario nascita Filippo Micheli
Tutto si è svolto avendo il pensiero rivolto al Forum dei Movimenti cattolici di Todi dello scorso ottobre e perciò nello spirito della nuova generazione che si vede crescere secondo il vocabolario dei nuovi “professorini” e nell’auspicio di quella che l’anziano onorevole Bartolo Ciccardini ha chiamato “ la promessa di una nuova primavera di bianchi fiori, dopo il lungo inverno” di questi anni.
 
In tale clima di rinnovata fiducia e in occasione del centenario della nascita dell’onorevole Filippo Micheli, si è tenuto all’Hotel Michelangelo di Terni, presieduto da Renata Natili Micheli, il Convegno organizzato da Centro Studi Ezio Vanoni su “C’era una volta la Democrazia Cristiana: protagonisti di ieri, personaggi di oggi”, con la partecipazione di Rosa Russo Iervolino, Franco Marini e Giuseppe Pisanu. Alla fine del convegno è stato presentato e donato il libro di Aristide Radicchi su Filippo Micheli: “Ciò che rimane. Frammenti di storia nella memoria”. 
 
Assieme ad un folto numero di giornalisti e ad un parterre nutrito di personaggi e di telecamere, c’erano molti i reatini i quali hanno voluto ricordare uno dei loro deputati più amati, eletto per ben 11 volte al Parlamento nazionale, insieme agli altri due, Luciano Radi e Franco Maria Malfatti, con cui Micheli formò una triade storica, che guidò il riscatto e lo sviluppo dell’Umbria e della Sabina portandole a conseguire risultati insperati prima. Sala stracolma apparsa a tutti desiderosa di dimostrare una gran voglia di ritorno della DC. Certamente sotto forme aggiornate e diverse, come l’ha indicata il senatore Pisanu che, quanto ad ovazione, ha di gran lunga surclassato gli altri due oratori, legati alla strenua difesa di una collaborazione tra cattolici ed ex comunisti che le molte uscite di parlamentari importanti di fede cattolica dal PD , ma non solo, ha messo in profondissima crisi.
 
“Certo Franco – ha detto Pisanu rivolgendosi a Marini – l’esperienza della Dc è conclusa e non è più riproponibile. Ma dobbiamo prendere atto che la diaspora democristiana, con i cattolici un poco di qua e un poco di là oggi presenti nei vari schieramenti politici e di ruiniana memoria, è fallita e non siamo riusciti a far valere insieme, perché mai siamo riusciti a metterci insieme, in quanto sopraffatti dagli altri, i nostri principi e i nostri valori. Ora la storia ci sta chiamando nuovamente in causa. I tempi che si annunciano hanno bisogno di noi. Per cui non vedo cosa impedisca ai cattolici di mettersi assieme ad altri laici e formare un nuovo soggetto politico in cui sia possibile dare ampia attuazione alla Dottrina sociale della Chiesa”. E qui Pisanu ha ricordato che già i cattolici questo lo hanno fatto, quando con De Gasperi hanno, insieme a repubblicani e liberali varato la riforma agraria, creando milioni di piccoli proprietari agricoli, fondando quella grande risorsa sindacale che è stata la Cisl e poi la Coltivatori diretti, avviando l’industrializzazione e il miracolo economico, la Cassa del mezzogiorno, l’Ina Casa, la democratizzazione della scuola per dire delle riforme sociali più importanti”.
 
Ed in proposito ha portato l’esempio di Micheli, che lottò contro il fascismo e contro il comunismo alleato dei sovietici, fu presidente della Coldiretti fino alla sua morte e amministratore comunale di piccoli municipi, realizzando quell’attenzione verso la gente comune che è il motivo principale che deve animare l’uomo politico. Micheli fu una garanzia di equilibrio in Umbria e in Sabina. Stava con il popolo ed ed operava per il popolo. Non arricchì. Per migliaia di disoccupati trovò le necessarie occasioni di lavoro, sostenendo poveri, disoccupati, disperati. Non li lasciò soli. La crisi che colpisce l’Italia e l’Europa oggi – ha detto Pisanu – modifica il comune sentire della gente. E’ necessario perciò radunare le migliori energie e avviare finalmente le riforme che non riuscimmo a fare con il Governo Prodi, nè con Berluconi. Il futuro appartiene a tutti e tutti dobbiamo collaborare a renderlo sereno. Non dobbiamo subire la forza bruta degli eventi, ma dobbiamo dominare i fatti con l’intelligenza come ci ha insegnato Aldo Moro. Noi cattolici dobbiamo vedere i gravi problemi del Paese con la cultura della fede. L’opposizione tra cattolici e laici è superata.
 
Dobbiamo dar vita ad una nuova politica. Anche il Terzo polo deve cambiare. Dobbiamo avviarci verso uno schieramento serio, che metta insieme laici e cattolici, rispecchiarsi nel Parlamento dove non è più possibile che una forza del’8% dell’elettorato italiano come la Sinistra non sia rappresentata a causa di questa pessima legge elettorale che dobbiamo cambiare. Democrazia dell’alternanza, dunque, con le forze del mutamento che sono le donne e i giovani. I politici cattolici tornino alla fede, dalla fede facciano scaturire la loro politica, muovendosi non più da soli ma insieme ai laici, che dividono con noi l’amore per la libertà, la giustizia e la democrazia. Poi, sui valori non negoziabili, ci divideremo e si vedrà chi democraticamente prevarrà”. In apertura Rosa Russo Iervolino aveva ricordato il lavoro politico e l’opera di Micheli in favore di Sabina ed Umbria, inserendovi anche il rimpianto per Enrico, il nipote, sottosegretario alla presidenza del consiglio con Prodi e quindi ministro dei LL.PP. scomparso l’anno scorso.
 
La Iervolino ha polemizzato a lungo con Agostino Giovagnoli che presentò lo scorso marzo, innanzi al Segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, il proprio libro “Chiesa e democrazia. Lezione di Pietro Scoppola”, contrastando la tesi che popolari e democristiani si assuefecero al fascismo, portando l’esempio di De Gasperi, in galera due anni e mezzo, dello stesso Micheli, di Attilio Ruffini, di Zaccagnini, Dossetti, di Taviani, citando le riunioni carbonare di Camaldoni dove i cosiddetti professorini di Dossetti scrissero gran parte della Costituzione. Poi ha citato Nilde Iotti che disse: “Senza la Dc non avremmo avuto la Costituzione”. La Iervolino ha poi concluso riconoscendo che la DC è stata un’esperienza essenziale per il Paese, ma ora sono cambiati i tempi: non più comunisti, non più muro di Berlino. I problemi sono altri e “di una nuova Dc si può fare anche a meno”. Marini, in sintonia con l’ex sindaco di Napoli, ha ricordato la Dc abruzzese e l’antifascismo di quella Dc regionale. Detto che l’attuale legge elettorale così non va e deve essere cambiata, Marini ha sottolineato il fallimento degli ultimi governi in ordine alle riforme non fatte. Poi è tornato a ribadire che i cattolici non possono stare tutti uniti in un solo schieramento, anche se oggi bisogna dar atto, c’è una ripresa del protagonismo dei cattolici in politica.
 
Infine ha ricordato la sua esperienza di presidente del Senato e le gravi difficoltà che dovette affrontare. Secondo Marini, il prospettato ritorno ad un partito unico dei cattolici, non farà bene alla stessa Chiesa. Così dicendo ha difeso l’unione della Margherita con i DS, da lui stesso condotta e oggi soggetta a non poche critiche circa il suo reale funzionamento. Poi h
a affermato che le maggiori virtù di Filippo Micheli furono la concretezza, il legame con il territorio di cui era espressione e l’intenso lavoro che per esso svolse, finendo con l’affermare che Micheli fu sobrio e semplice, non accettando che a prevalere sul contatto umano con il popolo, fosse la comunicazione fredda e lontana degli attuali strumenti informatici.