Leggiamo sulla stampa delle lodi bi-partisan alle dimissioni di Antonio Cicchetti dal consiglio provinciale, al fine dedicarsi al suo incarico in consiglio regionale e lasciare spazio a chi possa lavorare sul territorio provinciale.
Altrettanto in passato ha fatto Anna Maria Massimi dimettendosi dal consiglio comunale.
Secondo i radicali sabini, questi comportamenti non sono così ammirevoli. In entrambi i casi i consiglieri regionali erano già in carica al momento della candidatura (alla Provincia ed al Comune); non immaginavano che il doppio incarico sarebbe stato duro per loro e penalizzante per il consiglio Provinciale e Comunale?
Come non pensare che la candidatura provinciale o comunale sia stata usata solo come uno specchio per le allodole, un modo per attirare sulla persona un consenso che altrimenti non sarebbe andato al partito che li candidava?
I radicali da sempre sono sostenitori di un sistema uninominale di tipo anglosassone: basato sulla persona, sul suo rapporto diretto e responsabile verso l’elettorato; un sistema dove sarebbe inimmaginabile un tale comportamento.
Certo: l’uninominale di tipo anglosassone non è la legge elettorale italiana, e non c’è vincolo alle dimissioni; era quindi lecito, candidarsi a Comune o Provincia.
Ma per rispetto degli elettori cui era stato chiesto il voto per Comune o Provincia, sarebbe stato forse meglio dimettersi (naturalmente dopo l’elezione, non pretendiamo troppo) dal consiglio regionale.