“Rieti è una provincia di vecchi per i vecchi” è un refrain che ci siamo ormai abituati a sentire, a volte nel tentativo di trovare una qualche giustificazione alle tante potenzialità inespresse del nostro territorio. Ci siamo allora domandati se tale affermazione trova motivazioni valide nei numeri ufficiali e siamo andati a scandagliare le statistiche dell’ISTAT.
Effettivamente dai numeri emerge immediatamente la conferma. Dai dati dei residenti del 2017 si registra un tasso di crescita naturale del -6,5 per mille, solo minimamente intaccato dal fenomeno migratorio (+1 per mille) che porta ad un preoccupante -5,5 per mille. Sostanzialmente le morti hanno ormai doppiato le nascite e, negli ultimi anni, il fenomeno migratorio sembra non incidere sul nostro territorio. Ne deriva che il generalizzato invecchiamento della popolazione italiana, per il nostro territorio diventa prima causa di spopolamento.
Il dato che appare più allarmante è il totale della popolazione residente, decurtata di circa 3.000 unità negli ultimi 5 anni (2%), peraltro il fenomeno va accelerando.
Abbiamo anche voluto indagare la previsione recentemente apparsa sul Sole 24ore di un sostanziale raddoppio degli ultra 75enni in Italia entro il 2050. Anche se l’Istituto di Statistica non pubblica il dato previsionale a livello provinciale, nel Lazio gli ultra 75enni dovrebbero passare dagli attuali 640.000 a 1.180.000. Non è improbabile che, vista l’attuale scena demografica, la nostra Provincia sia su un percorso anche più gravoso.
Di fronte a tali trend demografici è facile porsi domande sulle politiche di contenimento del rischio di spopolamento, fenomeno peraltro di evidenza a livello nazionale, a cui si aggiunge localmente il tema della fuga dei giovani verso aggregati urbani sempre maggiori. È evidente la tendenza economica degli ultimi anni di uno sviluppo delle metropoli a scapito delle province e delle zone rurali. Dai dati emerge chiaramente che il fenomeno migratorio non riesce a compensare la decrescita.
Non da oggi, l’agenda politica nazionale non ha al centro i temi della coesione sociale e territoriale e riscontriamo nell’Unione Europea l’unica istituzione rimasta a dedicare fondi per lo sviluppo delle zone rurali e per contenere fenomeni di spopolamento.
l contrario, l’Europa è tirata per la giacca solo per l’estenuante ed incessante dibattito sull’accoglienza dei migranti. Incertezze normative e la mancanza di politiche finalizzate ad un ingresso ordinato e ad una accoglienza inclusiva (per la creazione di cittadini), oscurano ogni tentativo di approfondimento sullo spopolamento di più del 50% del territorio italiano, rappresentato in particolare dalle zone montane e del sud Italia, fenomeno che invece ci tocca molto più di ogni altra presunta “minaccia”. È solo di pochi giorni fa l’allarme sul prevedibile calo dell’occupazione scolastica per mancanza di giovani cittadini da servire.
Nel suo piccolo, NOME Officina Politica esorta la politica locale e la società civile quantomeno ad avviare una discussione sul tema dello spopolamento del territorio e ricercare le possibili soluzioni progettuali da mettere a sistema per contenerne il rischio. Speriamo di trovare orecchie attente e contributi alla discussione.”
Nome Officina Politica