“Ancora una morte evitabile presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale De’ Lellis di Rieti, una donna di 77 anni deceduta il 23 agosto scorso, a seguito di una supposta infezione ospedaliera contratta nel corso del secondo ricovero, avvenuto dopo la sincope che l’aveva colpita subito dopo le dimissioni del primo ricovero.
Anche in questo caso, come denunziano i familiari della Signora B.M., ai quali va tutta la nostra vicinanza e solidarietà, è fallita quell’attenzione assistenziale ed umanizzazione promesse nel corso degli incontri collegiali tra ASL e Associazioni, con una morte probabile per infezione “ospedaliera”, una dimissione improvvida ed una permanenza in barella al P. Soccorso di ben 32 ore.
Ci è chiaro, a questo punto, che pressoché a nulla sono serviti tutti i suggerimenti raccolti nel corso dei numerosi “Tavoli di Lavoro” tra esperti ASL e Organizzazioni di Volontariato, sia sul piano della riorganizzazione dei percorsi, che su quello della responsabilizzazione e della motivazione, come su quello del miglioramento delle competenze professionali. Tanti, infatti, gli aspetti posti all’attenzione della Direzione ASL:
1. La riorganizzazione della Rete dei Servizi sulle emergenze sanitarie.
2. La presa in carico del paziente critico.
3. Il fatto di passare da una “diagnosi da bancone”, fatta da un’infermiera dietro un vetro con domande e risposte dal malato o dai parenti, ad una vera “diagnosi clinica” fatta immediatamente da un medico.
4. Il ruolo dei medici di famiglia nel prestare i primi interventi di soccorso per il controllo di patologie gestibili ambulatorialmente.
5. La riduzione dei tempi di attesa presso il Pronto Soccorso ed il miglioramento di diagnosi specialistiche, inviando direttamente parte dei pazienti nei reparti specialistici subito dopo la prima “diagnosi clinica” presso il P.S. (pediatria, ostetricia e ginecologia, ortopedia, cardiologia, …?).
6. Gli aspetti relativi alla riduzione degli “errori medici” ed assistenziali e sui “quasi errori”, attraverso un attento e costante monitoraggio, e la promozione di eventi formativi e di aggiornamento professionale e rimodulazione organizzativa là dove si ritiene necessario.
7. La responsabilità di allontanare dal P.S. il personale chiaramente inadatto al ruolo professionale assegnato.
8. Gli aspetti relativi al controllo assiduo dei pazienti in attesa e dell’importanza di “stare vicino” ai pazienti ed ai parenti in attesa ed in ansia.
9. Il problema delle “reperibilità” degli specialisti che vengono “evitate” ad arte, prolungando i tempi di attesa in P.S.
10. L’attenzione nel dimettere pazienti con fragilità sociali evidenti ed in orari notturni critici per tutti in assenza del supporto dei parenti.
11. Il grande tema delle attenzioni sul “confort”, là dove oggi, pazienti sofferenti, vengono tenuti su una barella o su una carrozzina per molte ore, e sul diritto alla sedazione e controllo del dolore.
12. La questione relativa al rispetto della “privacy”, quando, ancora oggi, si assiste alla chiamata ad alta voce dei pazienti in attesa “per nome e cognome”.
13. Il grande tema dell’educazione sanitaria, a partire da incontri pubblici e kit informativi a domicilio e negli ambulatori medici, sui principali eventi patogeni per l’iniziale gestione da parte delle persone a rischio (prevenzione incidenti domestici, fratture, ustioni, ingestione di corpi estranei e sostanze tossiche, gestione dei farmaci, prevenzione punture di insetti e shock anafilattico, …).
Dopo tutto questo, forse è possibile che si verifichino ancora eventi inattesi, ma certamente –ed è a questo che dobbiamo mirare- in misura molto inferiore all’inaccettabile condizione attuale.”
Per l’Assemblea Cittadinanzattiva Rieti
Il Coordinatore Antonio Ferraro