Inaugurata l’anteprima del Museo diocesano di Amatrice e Accumoli

«Un contributo al processo di rigenerazione di questa terra devastata dal terremoto che va ad affiancarsi a quello della ricostruzione materiale». Così il vescovo Domenico commenta l’inaugurazione del padiglione multimediale del futuro Museo diocesano di Amatrice e Accumoli (MuDA), avvenuta ieri ad Amatrice a conclusione della prima edizione del Forum delle Comunità Laudato si’, il progetto promosso dalla diocesi di Rieti e da Slow Food.

«La vicinanza ai bisogni delle persone, la ripresa economica e dunque il lavoro e i beni culturali con la promozione dei territori: sono queste le tre direttrici sulle quali abbiamo deciso di investire ogni sforzo», aggiunge mons. Pompili. «Dopo il sisma, che ha danneggiato anche centinaia di chiese, abbiamo iniziato con il Mibact e l’ufficio Beni culturali della diocesi un’opera di recupero e di messa in sicurezza delle opere d’arte presenti nel territorio. L’obiettivo è ricomporre le trame di un discorso bruscamente interrotto dalle scosse telluriche. Ci vorrà del tempo per restaurare tutte queste opere e rimetterle nelle loro chiese una volta ricostruite. Così nel frattempo, come diocesi, abbiamo pensato di realizzare, all’interno dell’area della ‘Casa del Futuro’, questo spazio museale che contiene l’esposizione multimediale di alcune delle opere recuperate dalle chiese di Accumoli e Amatrice colpite dal sisma».

Le nuove tecnologie sono state utilizzate per ricostruire tridimensionalmente opere “fortemente identitarie”, come la celebre tavola dipinta della Madonna di Cossito, che apre lo spazio espositivo. Non mancano alcune opere plastiche realizzate con le materie prime della zona, come il legno e la terracotta, ben rappresentate da un paio di “Madonne” provenienti dalle chiese parrocchiali di Grisciano (Accumoli) e di Scai (Amatrice).

La scansione tridimensionale di una selezione di sculture e oggetti sacri ha permesso di ricostruire modelli digitali il più possibile simili ai loro corrispettivi reali. La fruizione delle opere richiama i tradizionali sistemi espositivi, intrecciati all’interazione tramite dispositivi mobili. Scaricando, infatti, l’applicazione “MuDA AR” da Apple Store o Play Store e inquadrando con la fotocamera degli smartphone e dei tablet, le immagini poste sui piedistalli o stampate sul materiale informativo dell’esposizione, i visitatori vedranno comparire le opere riprodotte digitalmente e percepibili come presenti nell’ambiente reale.

Il tentativo, spiega mons. Pompili, «è quello di aiutarsi con la tecnologia per ritrovare lo spirito dei luoghi distrutti ed evitare che si compia una ricostruzione senz’anima. Il Muda diventerà un altro importante punto di riferimento dopo l’Area del Gusto e l’Area Commerciale. Sarà un’Area culturale che avrà a cuore l’anima e lo spirito di questi luoghi».

FONTE: Frontierarieti.com