Concordiamo in pieno con le parole e con lo spirito che anima la denuncia di Crescenzio Bastioni, responsabile del C.E.R. Protezione Civile Rieti: in Italia si fa troppo poco per la gestione del territorio, e davvero di fronte alle non imprevedibili ricorrenti catastrofi, le facce contrite di chi il territorio lo gestisce sono irrorate di lacrime di coccodrillo.
Come dice Bastioni, il territorio di Rieti non fa eccezione: il territorio è un colabrodo (lo scorso inverno franava ovunque) e la prevenzione non esiste, tanto che all’ennesima esondazione del piccolo Fosso Corese, lo scorso anno, lo stesso responsabile della Protezione Civile si spinse ad augurarsi "un’inchiesta approfondita sulle cause, e soprattutto sulle responsabilità delle omissioni e dei colpevoli ritardi". Purtroppo crediamo che questo augurio-richiesta, che non era solo suo, sia rimasto lettera morta, alla faccia dell’obbligatorietà dell’azione penale.
Quest’anno qui non è ancora successo niente di grave, e quindi non è questo il tema locale, ma giustamente quello della prevenzione. Per la quale, come denuncia Bastioni, ci sono pochi fondi; ma quei pochi, come vengono spesi? Tre esempi, presi dalla cronaca locale degli ultimi tempi, ci gettano nello sconforto: i 2,4 milioni della Protezione Civile utilizzati per costruire (in zone non sismiche) casette per turisti camminatori; i 120mila euro spesi dall’ARDIS per realizzare un muretto per il campetto parrocchiale di San Michele Arcangelo al Borgo; ultima, i soldi della Protezione Civile (si sa dei 218mila dell’ultima tranche) spesi per il recupero della Chiesa di Cittaducale da destinare a Museo Diocesano.
Non siamo contro il turismo sostenibile, contro lo sport, la cultura o il recupero di edifici di pregio, come è la Chiesa dei Raccomandati. Ma è legittimo, e soprattutto morale, farlo con fondi tolti alla sicurezza dei cittadini?